Modi di dire: il cencio



 E’ una parola utilizzata esclusivamente in Toscana, più precisamente in alcune zone della regione, tra cui Firenze. Indica il panno, in origine un pezzo di tessuto logoro e vecchio, che si usa per lavare i pavimenti (in alcune regioni centro meridionali è chiamato “straccio”): “dare il cencio”. A Firenze il cencio è anche la pasta fritta (farina, uova e zucchero), tipico dolcetto a strisce del periodo di Carnevale (quello che in altre regioni italiane si chiama frappe, galani, chiacchiere, ecc…). Anche qui il nome deriva dalla forma irregolare di questa pastella che richiama proprio quella di un panno maneggiato.
La parola è comunque presente in vari modi di dire: “essere bianco come un cencio lavato (indica il pallore per malattia o in seguito ad uno spavento), “essere stanco (o ridotto) come un cencio” (per esprimere uno stato di grande stanchezza, stress, o malattia. Richiama l’immagine di essere strizzato, compresso come un panno bagnato); ed ancora “cencio dice male di straccio”(espressione usata per indicare quelle persone che sono solite trovare i difetti negli altri, senza accorgersene che sono anche i propri); e “cencioso” (per additare, in maniera dispregiativa, una persona povera, non solo economicamente, ma anche di animo, che mendica). E’ utilizzata anche l’espressione “cenciata”, che vuole indicare, non solo, l’atto di dare il cencio, quindi lavare il pavimento, ma significa, anche, un forte rimprovero, oppure, in ambito sportivo, una pesante sconfitta.
Il termine “cencio” ha origine dal latino “cento” (a sua volta dal greco “kentron”) che significa veste di più pezzi o ritagli.
Roberto Di Ferdinando

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