Umberto Saba:"....e Firenze taceva, assorta nelle sue rovine" (Teatro degli Artigianelli)

Teatro degli Artigianelli

Falce martello e la stella d'Italia
ornano nuovi la sala. Ma quanto
dolore per quel segno su quel muro!

Esce, sorretto dalle grucce, il Prologo.
Saluta al pugno; dice sue parole
perché le donne ridano e i fanciulli
che affollano la povera platea.
Dice, timido ancora, dell'idea
che gli animi affratella; chiude: "E adesso
faccio come i tedeschi: mi ritiro".
Tra un atto e l'altro, alla Cantina, in giro
rosseggia parco ai bicchieri l'amico
dell'uomo, cui rimargina ferite,
gli chiude solchi dolorosi; alcuno
venuto qui da spaventosi esigli,
si scalda a lui come chi ha freddo al sole.

Questo è il Teatro degli Artigianelli,
quale lo vide il poeta nel mille
novecentoquarantaquattro, un giorno
di Settembre, che a tratti
rombava ancora il canone, e Firenze
taceva, assorta nelle sue rovine.
(Umberto Saba)

Umberto Saba
"[...] 7 settembre 1944: i partigiani sfilano per e strade della città accolti dall’acclamazione popolare e sciolgono le formazioni alla presenza del generale americano Mickie. La città è quasi del tutto liberata e la cultura ri-fiorisce: i giornali scrivono della cacciata dei tedeschi e l’intellettuale Piero Calamandrei apre nuovamente l’università. La guerra non è ancora finita ma al posto suo, come un fiore in un prato di sterpaglie, sboccia la speranza. Proprio in Firenze all’alba della liberazione si trovava anche Umberto Saba, appena sfuggito ai rastrellamenti antisemiti. In una sua poesia egli raffigura (ed in parte celebra) la crescente speranza dei fiorentini in quei giorni di fortissima emozione e di ritrovata libertà: Teatro degli Artigianelli.
Non poche furono le osservazioni che ricevette Saba per il verso iniziale: “Falce martello e la stella d’Italia / ornano nuovi la sala! Ma quanto / dolore per quel segno su quel muro!”. Saba si trova al Teatro degli Artigianelli (attualmente in via dei Serragli 104) dove è stata appesa una bandiera comunista: nel menzionale tale dettaglio molti hanno letto il carattere politico della poesia. Ma lo stesso Saba ha detto che “passò per essere una poesia volutamente comunista. Lo è per l’”ambiente” e per il verso iniziale. [...] In realtà Saba si commosse assistendo, dopo la lunga orribile prigionia, ad una rappresentazione popolare, dentro la cornice di uno di quei teatrini suburbani sempre cari alla sua Musa.” (Storia e cronistoria del Canzoniere). Rispetto al dolore, esso il marchio della fatica spesa dai fiorentini per guadagnarsi la liberazione e la libertà di poter appendere al muro ciò che ciascuno preferiva: una libertà che in un sistema totalitario come quello nazi-fascista non era, e non poteva essere, concessa [...]"
Testo di  Luca Burzelli - tratto da: http://www.ilritaglio.it/2012/cultura/umberto-saba-al-teatro-degli-artigianelli/

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