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Villa I Pini |
“[…] Sulle origini del nome delle Panche le versioni non sono né certe né concordi. Se infatti il Pecchioni lo attribuisce al nome che avevano le basi di pietra che sostengono gli argini dei fiumi, e quindi a protezione dei frequenti straripamenti del Terzolle, lo fa derivare dal termine longobardo (gli originari proprietari della zona) panka, è anche vero che questo termine, secondo il dizionario Devoto-Oli, per i Longobardi indicava la parte della staffa dove si posava il piede. […] Può darsi che il Pecchioni (Enio Pecchioni, “Rifredi”, Becocci Editore, 1985) abbia ragione, ma potrebbe anche darsi - è una nostra ipotesi che va presa, ovviamente, con il beneficio d’invertario – che il termine sia molto più recente, e volesse indicare secondo modi di dire “laici” l’unico luogo di aggregazione del territorio: la chiesa di santo Stefano in Pane, appunto, e perciò le panche della chiesa […]. Comunque, sia la nobiltà ancestrale del territorio, non semplice campagna come abbiamo detto, è testimoniato dalle presenze di ville e palazzotti […] che appartennero a famiglie importanti, in qualche caso molto importanti, di Firenze. I Guicciardini, ad esempio, ma anche i Pucci, i Soderini. E, poco dopo l’inizio di via delle Gore (dove erano in funzione dei mulini messi in funzione dall’acqua del Terzolle), la villa delle Filippine che fu di proprietà, fino all’inizio del 1500, nientemeno che dei Brunelleschi, e poi diventi, quando i Brunelleschi la vendettero, una osteria fino al 1861 quando l’acquistarono i Vettori. […] Bisognerà infine anche ricordare la villa I Pini, che ebbe per penultimo proprietario (prima dell’industriale Passigli) il grande tenore Enrico Caruso.”
(Tratto da: C’era una volta (e c’è ancora) una Casa del Popolo, Andrea Mugnai, 2001)
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