Le stranezze del Pontromo e del Rosso Fiorentino
“[…] Nella vita privata, sia
il Pontormo che il Rosso Fiorentino furono dei <<nevrotici>> per
usare il gergo psichiatrico di oggi. Pontormo era un recluso nella tradizione
di Paolo Uccello e di Piero di Cosimo: un ipocondriaco solitario che viveva in
una strana casa alta che si era fatto costruire apposta […] con una stanza, all’ultimo
piano, dove dormiva e ogni tanto lavorava, raggiungibile dalla strada per una
scala a pioli che egli si tirava dietro con una carrucola in maniera che una
volta salvo dentro casa nessuno lo potesse raggiungere. […] Il diario del Pontormo,
tenuto negli ultimi tre anni della sua vita, segue con minuta attenzione lo
stomaco, i reni e gli intestini e registra meticolosamente i suoi pasti di
misantropo astemio. <<Cenato con dieci once di pane, cavolo e
rape>>. <<Un grappolo d’uva per cena; nient’altro>>.
<<Una frittata, sei once di pane e qualche fico secco>>.
Lo scrittore Bocchi
raccontava che il Pontormo era enormemente malinconico e teneva in bacili d’acqua
dei cadaveri allo scopo di studiarli per il Diluvio Universale che stava
dipingendo in San Lorenzo; il puzzo ammorbò l’intero vicinato. Dice invece il
Vasari che aveva una paura morbosa della morte e non sopportava di sentirla
menzionare o di vedere per strada il trasporto di un cadavere. Durante la peste
si rifugiò dai frati della Certosa del Galluzzo. Il Rosso (chiamato così per la
carnagione accesa) era solito scavar cadaveri nel cimitero di Arezzo per
studiare gli effetti della decomposizione. A Firenze, in via dei Tintori,
viveva con un babbuino che aveva addestrato a piccoli servizi. Secondò il
Vasari si suicidò a Fonainebleau, ma moderni studiosi lo negano. […].”
(Mary McCharty, le Pietre di
Firenze, 1956)
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