I bombardamenti a Firenze
“[…] A partire dal 25 settembre 1943, anche Firenze non fu risparmiata dai bombardamenti. Essi miravano a colpire, in particolare, strade e le linee ferroviarie. I primi avevano interessato la zona di Campo di Marte per poi estendersi, nei mesi successivi, anche ad altre aree.
Sabato 11 marzo 1944 era stata la volta di Careggi, il polo industriale di Rifredi e la zona di San Jacopino.
L’allarme era suonato intorno alle 10,30 del mattino. A grappoli di cinque bombe erano cadute come pioggia su quella parte della città. Ne erano state investite la casa di cura Villa Flora, in via Rossini, crollata travolgendo i malati; l’ambulatorio e la sede distaccata del reparto malattie infettive dell’ospedale pediatrico Meyer: un medico, sette infermieri, due suore e undici bambini ricoverati erano rimasti schiacciati tra le macerie. Decine di bombe erano poi esplose attorno all’Ospedale di Careggi e tra le strade di Rifredi, facendo crollare anche il Dispensario di San Jacopino in via delle Carra. Alla prima avevano fatto seguito incursioni, a qualche ora di distanza l’una dall’altra. Obiettivo dei bombardieri era quello di colpire il deposito di locomotive del Romito, le officine ferroviarie e la Stazione di Rifredi. Quando alle 12.50 era stato diramato il cessato allarme, la situazione era apparsa drammatica […]: oltre cento i morti e più di duecento i feriti. E non era finita lì: il 1 maggio altre incursioni avrebbero preso nuovamente di mira il deposito del Romito e le officine ferroviarie di Porta a Prato. In quell’occasione un ordigno andrà a sfondare anche il tetto del Teatro Comunale, esplodendo sul palcoscenico.
I bombardamenti non avevano risparmiato neanche le fabbriche. Proprio in zona Rifredi erano situate alcune più importanti industrie cittadine: la Galileo, attiva nella produzione di materiali ottici, di puntamento e di apparecchiature elettriche per armamenti, che nel 1943 occupava più di 4.870 operai; la Pignone, da cui uscivano elmetti, macchinari, proiettili per marina e mine, la Superfila e la Fiat a Novoli, che dava a lavoro a 1.250 persone impiegate nella produzione di materiale per l’aviazione[…]”
(Tratto da: Tra il Mugnone e Cercina: itinerari della Guerra e della Resistenza nel Quartiere 5, a cura dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscane e del Comune di Firenze)
Sabato 11 marzo 1944 era stata la volta di Careggi, il polo industriale di Rifredi e la zona di San Jacopino.
L’allarme era suonato intorno alle 10,30 del mattino. A grappoli di cinque bombe erano cadute come pioggia su quella parte della città. Ne erano state investite la casa di cura Villa Flora, in via Rossini, crollata travolgendo i malati; l’ambulatorio e la sede distaccata del reparto malattie infettive dell’ospedale pediatrico Meyer: un medico, sette infermieri, due suore e undici bambini ricoverati erano rimasti schiacciati tra le macerie. Decine di bombe erano poi esplose attorno all’Ospedale di Careggi e tra le strade di Rifredi, facendo crollare anche il Dispensario di San Jacopino in via delle Carra. Alla prima avevano fatto seguito incursioni, a qualche ora di distanza l’una dall’altra. Obiettivo dei bombardieri era quello di colpire il deposito di locomotive del Romito, le officine ferroviarie e la Stazione di Rifredi. Quando alle 12.50 era stato diramato il cessato allarme, la situazione era apparsa drammatica […]: oltre cento i morti e più di duecento i feriti. E non era finita lì: il 1 maggio altre incursioni avrebbero preso nuovamente di mira il deposito del Romito e le officine ferroviarie di Porta a Prato. In quell’occasione un ordigno andrà a sfondare anche il tetto del Teatro Comunale, esplodendo sul palcoscenico.
I bombardamenti non avevano risparmiato neanche le fabbriche. Proprio in zona Rifredi erano situate alcune più importanti industrie cittadine: la Galileo, attiva nella produzione di materiali ottici, di puntamento e di apparecchiature elettriche per armamenti, che nel 1943 occupava più di 4.870 operai; la Pignone, da cui uscivano elmetti, macchinari, proiettili per marina e mine, la Superfila e la Fiat a Novoli, che dava a lavoro a 1.250 persone impiegate nella produzione di materiale per l’aviazione[…]”
(Tratto da: Tra il Mugnone e Cercina: itinerari della Guerra e della Resistenza nel Quartiere 5, a cura dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscane e del Comune di Firenze)
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