Il monumento funebre del marajà
Testo di Roberto Di Ferdinando
Mentre le cronache cittadine hanno dato ampio spazio alle eleganti e ricchissime nozze della giovane coppia indiana che hanno interessato i luoghi più belli di Firenze, voglio qui ricordare un’altra cerimonia, di senso completamente opposto, difatti un funerale, di un cittadino indiano che interessò una parte periferica di Firenze, ma che commosse i fiorentini di oltre un secolo fa. Siamo nel novembre del 1870, il ventunenne Rajaram Cuttraputti, marajà di Koleppor, è a Firenze, una breve sosta nel suo viaggio di ritorno in India dopo un lungo soggiorno a Londra trascorso per motivi di studio e per incontrare la regina. E’ ospite del Grand Hotel di Piazza Ognissanti, dove il 30 novembre accusa un malore e nel giro di poche ore muore. La vicenda del giovane ed elegante nobile indiano commuove Firenze, tanto che le autorità cittadine si attivano perché le spoglie del marajà possano essere cremate quanto prima secondo il rito braminico. Rito che prevede che la cremazione del defunto debba avvenire alla confluenza di due corsi d’acqua e questo luogo fu individuato in fondo al Parco delle Cascine, dove il Mugnone si immette nell’Arno. Qui il corteo funebre giunse dopo aver attraversato i lungarni ed il parco cittadino e qui furono sparse le ceneri del giovane indiano dinanzi a molti fiorentini accorsi incuriositi dall’insolito rito e cerimoniale funebre. Sullo spiazzo sovrastante l’argine dell’Arno (oggi Piazzale dell’Indiano), nel 1874 fu eretto un monumento funebre in onore del marajà (monumento all’indiano), opera dello scultore inglese Charles Francio Fuller, a forma di pagoda, aperto su ogni lato, con al suo interno il busto del giovane che sormonta una base quadrata sui cui lati sono affisse quattro targhe scritte in italiano, inglese, hindu e punjabi, che ricordano la vicenda di Rajaram.
Da quel momento quell’angolo di Firenze sarà ribattezzato l’”Indiano”, tanto che nel 1972, quando fu costruito il ponte rosso che collega, proprio in prossimità di quest’area, le due rive dell’Arno, l’amministrazione cittadina non ebbe difficoltà a battezzarlo “Ponte all’Indiano”.
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Monumento all'Indiano (immagine tratta da: wikipedia.it |
Many thanks for writing this article. the language on the plaques is in Marathi.he was the Chattrapati of Kolhapur in Maharastra,India. The maharaja was a cousin of my husbands Great grand father and we presume he may have commissioned the chattri after his sudden and sad demise. we visited the chattri(cenotaph) in 2005 after much searching..the parks director was very kind and gave us a few publications on the garden.
RispondiEliminaKind regards Mrs Ghatge