Ferdinando Zannetti il medico che operò Garibaldi

Targa sulla facciata dell'abitazione fiorentina di Ferdinando Zannetti in via de'Conti, numero 1
“Ferdinando Zannetti fu tra i protagonisti del periodo storico che portò all’Unità d’Italia. Nel 1848, infatti, con lo scoppio della prima guerra di indipendenza contro l’Austria, il medico toscano (nato a Monte San Savino nel 1801) si arruola come volontario facendo parte dei 5.000 toscani che affrontano 30.000 austriaci nella battaglia di Curtatone e Montanara. Per la sua competenza viene nominato direttore sanitario delle milizie toscani. […] Nel 1849, reinsediatosi a Firenze Leopoldo II, Ferdinando Zannetti, ostile a rientro del granduca, restituì la croce di San Giuseppe, riconoscimento ai meriti professionali e scientifici ricevuto alcuni anni prima, e fu così destituito da tutti i suoi incarichi a Santa Maria Nuova. Questo allontanamento durò dieci anni, fino al 1859, quando la rivoluzione Fiorentina, restituendogli le mansioni in Santa Maria Nuova, lo nominò presidente del Consiglio superiore militari di sanità. Il suo nome acquisì sempre più rilevanza, tanto che divenne direttore del servizio sanitario delle truppe di Garibaldi e fu uno dei consulenti di fama internazionale che venne chiamato a consulto in seguito al famoso ferimento in Aspromonte di Garibaldi, avvenuto mentre l’eroe dei due mondi risaliva la penisola al comando di un drappello di volontari con l’intenzione di liberare Roma. […] Garibaldi viene ferito il 29 agosto 1862 da due palle di carabina, una che colpì di striscio l’anca sinistra e l’altra che penetrò nel malleolo interno della gamba destra. I primi medici che visitarono il generale furono i dottori Albanese, Basile e Ripari, medici dell’ambulanza garibaldina che lo assistettero devotamente durante tutto il decorso della malattia. Il dottor Albanese, osservando che non esisteva un forame d’uscita, ritenne che la pallottola fosse penetrata attraverso l’osso rimanendo all’interno dei tessuti. Riscontrò anche una tumefazione in sede premalleolare esterna che poteva essere la sede di ritenzione del proiettile ed eseguì un’incisione in tale sede per cercare di estrarlo. Tuttavia la ricerca fu negativa. Dopo una notte trascorsa nel capanno di un pastore, Garibaldi venne trasportato a Scilla, colà imbarcato sulla fregata Duca di Genova che fece rotta verso La Spezia e ricoverato nella fortezza di Varignano, località in prossimità di Porto Venere. […] Due giorni dopo l’arrivo a Varignana ebbe luogo il primo consulto: oltre ai medici curanti garibaldini intervennero Francesco Rizzoli, clinico-chirurgo di Bologna, e Luigi Porta, clinico chirurgo di Pavia, mandati dal ministro dell’interno, Prandina, Di Nigro e Riboli, giunti di propria iniziativa, e Zannetti su precisa richiesta di Garibaldi. Il parere che prevalse fu quello che la pallottole fosse rimbalzata nell’urto contro l’osso e non fosse quindi presente. Vennero praticati impacchi e applicate le sanguisughe intorno alla ferita. Ben presto, tuttavia, iniziarono i sintomi dell’infezione […]. La situazione era così grave che si cominciò a temere l’amputazione. Continuò il pellegrinaggio di chirurghi tra i più famosi d’Italia e d’Europa. Uno dei primi a raggiungere Garibaldi fu Ferdinando Antonio Palasciano. […] Egli non ebbe dubbi sulla presenza del proiettile nella ferita e sulla necessità di un immediato intervento per asportarlo. […] Nella seconda metà di ottobre le condizioni di Garibaldi peggiorarono ulteriormente e venne presa la decisione di trasferirlo in un luogo più confortevole: un albergo di La Spezia e poi venne deciso un ulteriore trasferimento di Garibaldi: questa volta a Pisa, via mare col vapore Moncalieri fino alla foce dell’Arno e quindi fino in città con una barca, alloggiando nel miglior hotel della città, il Tre Donzelle. Va sottolineato che la decisione di trasferire Garibaldi a Pisa viene presa per la stima di cui gode Zannetti: è lui il vero punto di riferimento dei medici che lo assistono in particolare di Albanese, suo allievo proprio a Santa Maria Nuova che quasi giornalmente lo informa della salute del generale inviandogli lettere[…]. Finalmente Garibaldi, trasferito all’ospedale di Pisa, viene operato il 23 novembre alla presenza, oltre che di Zannetti, di Basile, del professore di fisica Felici, il medico belga Jean-Baptiste Allard e dal direttore dell’ospedale Cuturi. Zannetti rimosse il proiettile con successo utilizzando una pinza dentata che gli fu portata dal Brasile. Ci riferisce lo stesso Albanese nel suo diario che il professor Zannetti tira con gran facilità la palla. L’operazioni è di così lieve entità che il generale non sente quasi nulla: era impiombata sull’estremità anteriore della tibia ed era mobile. […] L’estrazione del proiettile assicurò a Zanetti una vasta fama: da tutto il mondo ricevette testimonianze di stima. […] Il 22 marzo 1860, dopo il plebiscito di annessione del Granducato al Regno di Sardegna, lo Zannetti viene nominato senatore del regno da Vittorio Emanuele II per i suoi meriti scientifici e patriottici. Sembra che egli non si sia mai recato in Senato e non abbia mai pronunciare il giuramento di rito, forse per non trascurare la sua amata professione per la politica. Possò infatti gli ultimi anni della sua vita al servizio dei pazienti: per i poveri cure gratuite, ma anche aiuti con i suoi mezzi. […] Morì a Firenze il 3 marzo 1861: funerale solenne accompagnato dal lutto cittadino. [..].”
(Tratto da: I protagonisti della chirurgia fiorentina, a cura di Francesco Tonelli in collaborazione con John Patrick d’Elios. Articolo pubblicato sul Corriere Fiorentino del 24 settembre 2011).

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