"Anche da morto all'osteria..."

“Il pittore Bernardo Barbatelli (Firenze, 26 agosto 1548-Firenze, 10 novembre 1612), soprannominato “Bernardino Poccetti“ perché di bassa statura e perché si dice che fosse abituato ad “alzare il gomito“, cioè a “pocciare“, sinonimo di poppare, per traslazione “bere“ più del dovuto. Bere s’intendo vino […] pare che l’artista non si mettesse mai a dipingere se, insieme ai colori, non avesse avuto un fiasco di buon nettare […] a chi gli rimproverava il suo “malcostume”, sembra che rispondesse che lui non avrebbe mai smesso di bere e che, all’osteria, ci sarebbe andato anche da morto! […] Valentissimo nell’arte di dipingere a fresco e a graffito le facciate dei palazzi, a tal proposito fu soprannominato anche Bernardo delle Facciate. Divenuto vecchio, dopo la morte della moglie, conducendo una vita umile andò ad abitare, per alcuni anni, nello Spedale degli Innocenti dove, in cambio dell’accoglienza, affrescò le sue ultime opere. Sotto l’elegante portico prospiciente piazza della Santissima Annunziata raffigurò, a fresco, Esculapio con lui in braccio un fanciullo privo di vita nel tentativo di risuscitarlo con sughi di erba (1610), che sovrasta la cosiddetta “ruota“, dove venivano deposti i gettatelli e, dalla parte opposta, una Strage degli Innocenti. Terminati questi lavori il Poccetti andò ad abitare, con un vecchio servitore, in una casa in via di Sitorno (oggi via della Chiesa, nel tratto fra via delle Caldaie e via dei Serragli). La mattina del 10 novembre 1612, il nostro pittore morì improvvisamente per un colpo apoplettico. […] appresa la notizia, gli amici colleghi dell’Accademia del Disegno, fecero una generosa colletta per organizzare un decoroso funerale e una eguale tumulazione del cadavere di Bernardino nella chiesa del Carmine […] Nel tardo pomeriggio del giorno successivo al decesso, il corteo funebre si mosse da via di Sitorno per recarsi al Carmine […] Tutto andò bene fin quando, al Ponte alla Carraia, si scatenò un violentissimo temporale […] Il mesto corteo si smembrò  […] anche i portatori con il feretro affrettarono il passo che ben presto divenne corsa, giungendo in piazza Soderini (oggi Nazario Sauro) e, non sapendo dove entrare con la bara, infilarono direttamente all’osteria della Trave Torta che era proprio sulla cantonata di via dei Serragli. In tal modo si avverò quello che il Poccetti aveva sempre ripetuto ai compassati moralisti che gli sottolineavano il vizio di bere!
(Tratto da “Anche da morto all’osteria”, di Luciano è Ricciardo Artusi, in Il Reporter, febbraio 2016)

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