I “cercatori” d’oro in Arno
(fonte: Firenze Insolita e Segreta)
Testo di Roberto Di Ferdinando
Prima che il Corridoio Vasariano fosse costruito, il Ponte Vecchio ospitava le botteghe dei beccai (macellai). Queste attività commerciali furono però fatte traslocare da qui alla loro nuova sistemazione di Sant’Ambrogio, per volere del Granduca Cosimo I, quando iniziarono i lavori di realizzazione del Corridoio (1565). Infatti, sul ponte i beccai non solo vendevano la carne, ma la lavoravano e la macellavano, e spesso gli scarti di questa lavorazione erano gettati direttamente per strada o nelle acque dell’Arno, e così si diffondevano cattivi odori nella zona. Per Cosimo I quella vista e quelle esalazioni pestilenziali erano troppe, tenuto conto che i Medici ed i loro consiglieri avrebbero più volte percorso quotidianamente il Corridoio che metteva in comunicazione la loro residenza di piazza de’ Pitti con la sede degli affari (Uffizi e Palazzo Vecchio). Le botteghe sul ponte però non rimasero vuote, infatti, il Granduca autorizzò che queste fossero occupate dagli orefici e dai gioiellieri, attività commerciali qui tutt’oggi presenti.
Nonostante il cambio di destinazione, alcune cattive abitudini del passato rimasero. Infatti i laboratori di oreficeria continuarono ad utilizzare le acque dell’Arno quale discarica pubblica per i residui delle loro lavorazioni. Ma questa volta il tipo di rifiuti non era sgradevole al naso, anzi, vi era chi vi poteva trovare profitto. Infatti, i renaioli che con le loro barche setacciavano le rive del fiume per estrarre e vendere la sabbia e la creta, saputo dell’usanza degli orefici di gettare in Arno gli scarti del loro lavoro, iniziarono ad ammassarsi sotto le arcate del Ponte Vecchio per setacciare il fondo del fiume nella speranza di trovarvi qualche prezioso metallo. Il richiamo di quell’oro “scartato” iniziò ad essere talmente grande, che i renaioli che sostavano sotto il ponte iniziarono ad essere troppi, non solo, ma quotidianamente si scatenavano discussioni e risse tra di loro per ritagliarsi l’esclusiva su quello specchio d’acqua. Questo problema, anche di ordine pubblico, fu risolto successivamente dalle autorità cittadine che stabilirono che solo un renaiolo, a girare, era designato ed autorizzato ad operare nelle acque sottostanti il ponte.
RDF
Testo di Roberto Di Ferdinando
Prima che il Corridoio Vasariano fosse costruito, il Ponte Vecchio ospitava le botteghe dei beccai (macellai). Queste attività commerciali furono però fatte traslocare da qui alla loro nuova sistemazione di Sant’Ambrogio, per volere del Granduca Cosimo I, quando iniziarono i lavori di realizzazione del Corridoio (1565). Infatti, sul ponte i beccai non solo vendevano la carne, ma la lavoravano e la macellavano, e spesso gli scarti di questa lavorazione erano gettati direttamente per strada o nelle acque dell’Arno, e così si diffondevano cattivi odori nella zona. Per Cosimo I quella vista e quelle esalazioni pestilenziali erano troppe, tenuto conto che i Medici ed i loro consiglieri avrebbero più volte percorso quotidianamente il Corridoio che metteva in comunicazione la loro residenza di piazza de’ Pitti con la sede degli affari (Uffizi e Palazzo Vecchio). Le botteghe sul ponte però non rimasero vuote, infatti, il Granduca autorizzò che queste fossero occupate dagli orefici e dai gioiellieri, attività commerciali qui tutt’oggi presenti.
Nonostante il cambio di destinazione, alcune cattive abitudini del passato rimasero. Infatti i laboratori di oreficeria continuarono ad utilizzare le acque dell’Arno quale discarica pubblica per i residui delle loro lavorazioni. Ma questa volta il tipo di rifiuti non era sgradevole al naso, anzi, vi era chi vi poteva trovare profitto. Infatti, i renaioli che con le loro barche setacciavano le rive del fiume per estrarre e vendere la sabbia e la creta, saputo dell’usanza degli orefici di gettare in Arno gli scarti del loro lavoro, iniziarono ad ammassarsi sotto le arcate del Ponte Vecchio per setacciare il fondo del fiume nella speranza di trovarvi qualche prezioso metallo. Il richiamo di quell’oro “scartato” iniziò ad essere talmente grande, che i renaioli che sostavano sotto il ponte iniziarono ad essere troppi, non solo, ma quotidianamente si scatenavano discussioni e risse tra di loro per ritagliarsi l’esclusiva su quello specchio d’acqua. Questo problema, anche di ordine pubblico, fu risolto successivamente dalle autorità cittadine che stabilirono che solo un renaiolo, a girare, era designato ed autorizzato ad operare nelle acque sottostanti il ponte.
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Il Ponte Vecchio |
buon giorno ! Volevo sapere se qualcuno a mai trovato l'oro vero sull l'arno ? Firenze è piena de mantagne ! una volta ho trovato ! ma non lo diro mai dove !
RispondiEliminadai diccelooooooooooooo
Eliminadaaaaiiiiiiiii staro a firenze per poco e voglio trovare un sacco di orooooooooo cit. mirko orooooo
EliminaSalve,
RispondiEliminapersonalmente non lo so, ma grazie per avermi dato uno spunto per una ricerca. Segua il blog, forse prossimamente pubblicherò qualcosa in merito.
Buona domenica
roby hai trovato qualcosa
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