Breve storia delle attività commerciali straniere a Firenze
Testo di Roberto Di Ferdinando
Periodicamente in città si apre il dibattito sul fatto che ormai molte attività commerciali fiorentine, più o meno storiche, siano divenute di proprietà di non fiorentini, oppure della diffusa presenza di negozi appartenenti a catene internazionali o multinazionali di vendita. Per alcuni questi sono il segno di decadimento del tessuto imprenditoriale cittadino, per altri, invece, dimostrazione di apertura, globalizzazione e dinamismo della città. Un fenomeno che comunque Firenze ha già vissuto in passato, sebbene in numeri, modalità e, forse anche, con qualità di offerta diversi.
Infatti, tra il Settecento e l’Ottocento il Granducato di Toscana fu la meta, anche per la sua legislazione liberale e tollerante, per molti stranieri, che, lasciando i loro paesi d’origine per motivi religiosi, politici, culturali o economici, scelsero Firenze e la Toscana quale luogo dove tentare una nuova vita, per molti significò anche avviare attività commerciali, letterarie e culturali.
Sul finire del Settecento nel Granducato di Toscana la colonia svizzera era tra le più numerose tra quelle straniere, composta in prevalenza da Engadinesi. Gli svizzeri giunti in Toscana si dedicarono alla piccola industria o al commercio, in particolare nella gestione di reti di negozi. Quindi, abbiamo i Cisepp a Firenze, Prato e Pistoia, i Gaudenz nel Valdarno, i Lanzel a Livorno, Pistoia ed Arezzo, ed i Mosca a Firenze. A Firenze molti membri della comunità svizzera acquistarono vari caffè-drogheria, ad esempio “il Panone” di via Por Santa Maria era dei Fent, originari dell’Engadina come i Wital proprietari invece del caffè-emporio “L’Elvetico” di Borgo degli Albizi e dei negozi di alimentari in San Marco vecchio e in S. Andrea in Percussina a Rovezzano. Altri caffè “svizzeri” erano “L’Elvetichino” di piazza Duomo, “Il caffè degli Svizzeri” in piazza Santa Croce, l’elegante “Bottega dei Pani Dolci” di via Calzaioli di proprietà della famiglia Gilli (a metà dell’Ottocento si trasferirà nella sede che tutt’oggi occupa all’angolo di via Roma con piazza della Repubblica) che proveniva dai Grigioni come i Pult gestori del rinomato caffè-alimentari di via della Vigna.
I cittadini svizzeri-fiorentini erano attivi anche in altre settori commerciali e culturali come ad esempio, Bernad Seeber che a metà Ottocento acquistò dall’editore Hermann Loescher, a sua volta tedesco, una libreria di via Tornabuoni che prese il nome, famosissima fino ad un decennio fa in città, di “Libreria Internazionale Seeber”.
Invece i Du Fresne e i Gonin, industriali svizzero-francesi, giunsero a Firenze con capitali consistenti che impiegarono nella finanza aprendo delle case missionarie e poi delle banche.
Altri commercianti stranieri presenti a Firenze in quel periodo sono il polacco Karol Paszkowski, uno dei pionieri dell’industria della birra in Italia, che gestiva in città la birreria e ristorante Gambrinus Halle e l’anch’esso famosissimo Caffè Concerto Paszkowski, ancora oggi presente nell’attuale piazza della Repubblica; e l’inglese Sir Henry Roberts farmacista che nel 1843 fondò nella sede di via Tornabuoni la Farmacia della Legazione Britannica.
Gasparo Doney, invece, era francese ed ex ufficiale di Napoleone, e nella prima metà dell’Ottocento aprì in via del Castellaccio una sala da tè e pasticceria, importando anche dolci direttamente dalla Francia. Il successo fu immediato, tanto da dover trasferire il Gran Caffè Doney in via dei Legnaiuoli (oggi via Tornabuoni) in locali più grandi, mentre suo genero, Giacomo Thompson, di origine inglese, apriva il Caffè Ristorante Doney nel cortile della Palazzina Reale della Cascine.
Nutrita anche la pattuglia di piemontesi che a metà dell’Ottocento, dalla zona delle valli di Pinerolo, giunsero a Firenze dove si dedicarono alla pasticceria. Tra queste famiglie piemontesi si ricordano i Robiglio e i Rivoire che aprirono nel centro di Firenze, ancora oggi presenti, i loro laboratori.
RDF
Periodicamente in città si apre il dibattito sul fatto che ormai molte attività commerciali fiorentine, più o meno storiche, siano divenute di proprietà di non fiorentini, oppure della diffusa presenza di negozi appartenenti a catene internazionali o multinazionali di vendita. Per alcuni questi sono il segno di decadimento del tessuto imprenditoriale cittadino, per altri, invece, dimostrazione di apertura, globalizzazione e dinamismo della città. Un fenomeno che comunque Firenze ha già vissuto in passato, sebbene in numeri, modalità e, forse anche, con qualità di offerta diversi.
Infatti, tra il Settecento e l’Ottocento il Granducato di Toscana fu la meta, anche per la sua legislazione liberale e tollerante, per molti stranieri, che, lasciando i loro paesi d’origine per motivi religiosi, politici, culturali o economici, scelsero Firenze e la Toscana quale luogo dove tentare una nuova vita, per molti significò anche avviare attività commerciali, letterarie e culturali.
Sul finire del Settecento nel Granducato di Toscana la colonia svizzera era tra le più numerose tra quelle straniere, composta in prevalenza da Engadinesi. Gli svizzeri giunti in Toscana si dedicarono alla piccola industria o al commercio, in particolare nella gestione di reti di negozi. Quindi, abbiamo i Cisepp a Firenze, Prato e Pistoia, i Gaudenz nel Valdarno, i Lanzel a Livorno, Pistoia ed Arezzo, ed i Mosca a Firenze. A Firenze molti membri della comunità svizzera acquistarono vari caffè-drogheria, ad esempio “il Panone” di via Por Santa Maria era dei Fent, originari dell’Engadina come i Wital proprietari invece del caffè-emporio “L’Elvetico” di Borgo degli Albizi e dei negozi di alimentari in San Marco vecchio e in S. Andrea in Percussina a Rovezzano. Altri caffè “svizzeri” erano “L’Elvetichino” di piazza Duomo, “Il caffè degli Svizzeri” in piazza Santa Croce, l’elegante “Bottega dei Pani Dolci” di via Calzaioli di proprietà della famiglia Gilli (a metà dell’Ottocento si trasferirà nella sede che tutt’oggi occupa all’angolo di via Roma con piazza della Repubblica) che proveniva dai Grigioni come i Pult gestori del rinomato caffè-alimentari di via della Vigna.
I cittadini svizzeri-fiorentini erano attivi anche in altre settori commerciali e culturali come ad esempio, Bernad Seeber che a metà Ottocento acquistò dall’editore Hermann Loescher, a sua volta tedesco, una libreria di via Tornabuoni che prese il nome, famosissima fino ad un decennio fa in città, di “Libreria Internazionale Seeber”.
Invece i Du Fresne e i Gonin, industriali svizzero-francesi, giunsero a Firenze con capitali consistenti che impiegarono nella finanza aprendo delle case missionarie e poi delle banche.
Altri commercianti stranieri presenti a Firenze in quel periodo sono il polacco Karol Paszkowski, uno dei pionieri dell’industria della birra in Italia, che gestiva in città la birreria e ristorante Gambrinus Halle e l’anch’esso famosissimo Caffè Concerto Paszkowski, ancora oggi presente nell’attuale piazza della Repubblica; e l’inglese Sir Henry Roberts farmacista che nel 1843 fondò nella sede di via Tornabuoni la Farmacia della Legazione Britannica.
Gasparo Doney, invece, era francese ed ex ufficiale di Napoleone, e nella prima metà dell’Ottocento aprì in via del Castellaccio una sala da tè e pasticceria, importando anche dolci direttamente dalla Francia. Il successo fu immediato, tanto da dover trasferire il Gran Caffè Doney in via dei Legnaiuoli (oggi via Tornabuoni) in locali più grandi, mentre suo genero, Giacomo Thompson, di origine inglese, apriva il Caffè Ristorante Doney nel cortile della Palazzina Reale della Cascine.
Nutrita anche la pattuglia di piemontesi che a metà dell’Ottocento, dalla zona delle valli di Pinerolo, giunsero a Firenze dove si dedicarono alla pasticceria. Tra queste famiglie piemontesi si ricordano i Robiglio e i Rivoire che aprirono nel centro di Firenze, ancora oggi presenti, i loro laboratori.
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