Piazza Santa Trinità

Articolo Pubblicato su Firenze Informa del 2007
Testo e Foto di Roberto Di Ferdinando

Percorrendo le piazze e le vie del centro di Firenze, forse per i frenetici ritmi della moderna vita o per semplice distrazione non sempre riusciamo a cogliere, non solo le bellezze artistiche ed architettoniche di Firenze, ma anche la storia e le numerose curiosità che si celano dietro ogni palazzo, monumento o via della città. Purtroppo non si sottrae a questo particolare destino nemmeno la piccola piazza di Santa Trinita, più conosciuta perché qui vi si affaccia, lungo tutto il lato settentrionale, la chiesa di Santa Trinita, appunto, che dà il nome alla zona, oppure perché interrompe la continuità della più famosa Via Tornabuoni (solo nel 1911 infatti la piazza fu scorporata, nel nome, da Via Tornabuoni). Invece Piazza di Santa Trinita concentra numerose curiosità storiche ed artistiche meritevoli di essere citate. Innanzitutto la piazza è contraddistinta dall’alto monolito di granito orientale posto nella sua parte centrale. Il monolito fu donato nel 1560 dal Papa Pio IV al duca di Firenze, Cosimo I, e proviene dalle terme di Caracalla di Roma. Fu trasportato, dopo un lungo ed accidentato viaggio che durò circa quindici mesi, su dei barconi che percorsero prima il Tevere, poi risalirono il Mar Tirreno fino a Pisa, per raggiungere infine, via Arno, Firenze. Cosimo I lo fece erigere qui, dopo essersi consultato con l’Ammannati, per ricordare la vittoria di Montemurlo (2 agosto 1537) che aveva contraddistinto l’inizio del suo lungo governo. Cosimo (1519-1574), figlio di Giovanni delle Bande Nere, infatti nel 1537, dopo un lungo periodo di crisi politiche e vuoti di potere, dopo Lorenzino de'Medici era stato chiamato a governare la città. La sua nomina aveva inoltre ottenuto il fondamentale appoggio di alcune parti cittadine (ex repubblicani, le famiglie nobili capeggiate da Filippo Strozzi e i governatori dei comuni assoggettati a Firenze desiderosi però di acquistare l’autonomia) convinte di poter influenzare verso i loro interessi il nuovo duca. Ma Cosimo, di carattere sicuro ed ambizioso, non si lasciò influenzare da nessuno ed operò autonomamente  per rafforzare il proprio potere. Questo atteggiamento provocò l’accesa rivalsa dei suoi ex sostenitori che ben presto si coalizzarono in un esercito di fuorusciti che, mosso contro la Firenze di Cosimo, fu però sconfitto, appunto, nella battaglia di Montemurlo. Sistemate le rivalità interne e il proprio potere, Cosimo si dedicò alla diplomazia per ampliare i confini ed il prestigio di Firenze, riuscendo nel 1555 ad acquistare Siena e diventare nel 1569, per nomina di Papa Pio V, il Granduca di Toscana; per l’occasione sul basamento del monolito di Piazza Santa Trinita fu scolpita la scritta ancor oggi visibile:“ COSMUS MED MAGN DUX ETRURIAE”. Nel 1581 sulla sommità del monolito furono aggiunti un capitello ed una statua, quest’ultima opera del Tadda, raffigurante la Giustizia; da quel momento il monolito fu ribattezzato la Colonna della Giustizia.
Piazza Santa Trinita e la colonna dedicata alla vittoria di Montemurlo ed a Cosimo I

Anche la parte meridionale della piazza presenta varie curiosità. Dietro la colonna infatti, al numero civico 1, è possibile notare l’elegante palazzo Bartolini-Salimbeni, primo esempio di architettura civile del Cinquecento. Opera dello scultore ed architetto fiorentino Baccio d’Agnolo, nome d’arte di Bartolomeo Baglioni (1462-1543), il palazzo fu costruito tra il 1517 e il 1520 e si caratterizza per la facciata di forme classiche, divisa in tre piani ed ornata di finissimi fregi.

Piazza Santa Trinita, Palazzo Salimbeni. Nei riquadri rossi i motti scolpiti
Sopra il portone d’ingresso da notare la curiosa scritta:"Carpere promptius quam imitari" (“E’ più facile criticare che imitare”) dettata da Baccio in risposta alle critiche mossegli per la singolarità dell'architettura, che dicevano più adatta a una chiesa che a un palazzo. Baccio d’Agnolo non subiva per la prima volta critiche per la sua arte, già nel 1515 infatti, venuto in contrasto con Michelangelo, fu rimosso dal ruolo di capomastro alla fabbrica del Duomo, incarico che ricopriva dal 1508. Un’altra singolare scritta, “Per non dormire”, appare invece incisa sulle prime finestre a sinistra del secondo e terzo piano. Non molto sappiamo sull’origine di queste parole, sebbene la tradizione attribuisca questo motto ad una vicenda legata all'originario proprietario del palazzo, il mercante di seta Bartolini. Egli difatti, alla vigilia di un importante asta per assegnare un prezioso carico di seta arrivato dall'Oriente, allestì nella propria elegante dimora un suntuoso banchetto invitandovi tutti i suoi concorrenti. Durante la cena fece somministrare nelle pietanze dei sonniferi, impedendo così ai propri invitati di presentarsi il mattino seguente all'asta. Bartolini invece, unico acquirente presente, comprò il carico ad un prezzo molto basso, ricordando nel suo motto che non merita, in affari, dormire. Indipendentemente dalla veridicità o meno di tale storia, questo motto ebbe molto successo nei secoli successivi tanto che Gabriele D’Annunzio, lo notò nelle sue passeggiate cittadine e lo fece proprio esibendolo nella propria carta intestata.

I motti scolpiti sulla facciata di Palazzo Salimbeni

Proseguendo sempre lungo questo lato della piazza incontriamo al numero civico 2 il duecentesco palazzo Buondelmonti, importante storicamente perché, come ricordano le due lapidi marmoree sulla sua facciata, Ludovico Ariosto (1474-1533) fu qui ospitato nel suo soggiorno a Firenze del 1513, e Giovan Pietro Viesseux (1779-1863), fondatore dell’omonimo Gabinetto scientifico-letterario, qui visse, vi allestì la sede del famoso Gabinetto, oggi invece ospitata  nel vicino Palazzo Strozzi, e vi morì il 28 aprile 1863.
Chiude questo lato della piazza, il Palazzo Spini, poi Ferroni (1289), dall’aspetto fortificato, più volte nei secoli ristrutturato e modificato, durante il periodo di Firenze capitale fu la sede del Comune di Firenze fino al 1874, quando gli uffici dell’amministrazione cittadina si trasferirono definitivamente in Palazzo Vecchio.
RDF

Commenti

  1. Bella idea quella di evidenziare particolari e curiosità storiche di questa piazza che tanta gente ,come me, non conosceva o non avrebbe mai notato

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