Il soggiorno di Mozart a Firenze

Articolo Pubblicato sulla rivista Microstoria nel 2007
Testo e foto di Roberto Di Ferdinando

Il 2 aprile 1770 il quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), per la prima nella sua vita, si esibì in concerto a Firenze presso la villa di Poggio Imperiale alla presenza della corte granducale. Quell’esibizione fu l’evento più importante del breve soggiorno fiorentino del Divin Fanciullo. Mozart infatti era giunto a Firenze il 30 marzo 1770 per ripartire il 9 aprile dello stesso anno. In questo suo primo viaggio in Italia Wolfgang fu accompagnato dal padre Leopold (1719-1787), già apprezzato violoncellista e compositore, che aveva sacrificato la propria carriera per dedicarsi a quella del figlio dimostratosi precocemente un talento musicale. Leopold aveva condotto il piccolo Amadeus nel Bel Paese, principalmente per motivi di studio, sebbene in cuor suo auspicasse di trovare per il figlio un’importante sistemazione professionale, in particolare a Firenze, presso la corte del Granduca Pietro Leopoldo. Pietro Leopoldo infatti aveva già visto esibirsi il giovane Amadeus in due occasioni, nel 1762 e nel 1769 sempre dinanzi alla corte imperiale asburgica e ne era rimasto entusiasta. Leopold quindi, memore di quel nobile apprezzamento, prima di giungere a Roma, per assistere alle celebrazione della Pasqua, decise in quella primavera del 1770 di condurre a Firenze il figlio. I Mozart quindi, partendo in carrozza da Bologna, giunsero a Firenze la sera del 30 marzo 1770, entrarono in città dalla Porta di San Gallo, nell’attuale Piazza Libertà, percorsero Via Larga, l’odierna Via Cavour, e Via Martelli, per giungere in Piazza di San Giovanni, qui presero alloggio nel più importante albergo della zona, l’Aquila Nera. L’Aquila Nera, oggi non più esistente, era posto all’angolo tra le attuali Via Cerretani e Piazza dell’Olio (negli scorsi mesi, in occasione delle celebrazioni ufficiali per i 250 anni dalla nascita di Wolfgang Amadeus Mozart, proprio in Piazza Olio dove sorgeva l’antico albergo, è stata posta una targa che ricorda il soggiorno fiorentino del piccolo grande Amadeus).

Piazza dell'Olio, il luogo dove sorgeva l'albergo "Aquila Nera"

Piazza dell'Olio, la targa che ricorda il soggiorno fiorentino di Mozart

Il giorno successivo al loro arrivo Amadeus fu costretto a letto da un fastidioso raffreddore dovuto alla tempesta di pioggia che aveva sorpreso i Mozart nel valicare l’Appennino. Solo quindi il 1° aprile padre e figlio poterono recarsi presso la cancelleria di corte per ottenere udienza dal Granduca. Grazie ad una lettera di presentazione evitarono di fare anticamera e nella stessa mattina incontrarono Pietro Leopoldo. Questi accolse con grande cordialità i Mozart e fu estremamente felice di rivedere il piccolo Amadeus, le cui capacità artistiche erano ormai internazionalmente riconosciute, tanto da stabilire per il giorno successivo un concerto, o meglio un’accademia come si era soliti definire allora tali esibizioni, di Wolfgang presso la villa di Poggio Imperiale.
La sera del 2 aprile infatti nel salone delle feste della villa medicea di Poggio Imperiale, residenza estiva dei granduchi, alla presenza di numerosi notabili fiorentini, il giovane Mozart suonò il cembalo accompagnato al violino dal celebre livornese Pietro Nardini, primo violinista di corte, eseguendo alcune sonate di Luigi Boccherini. Ma a caratterizzare la serata fu l’incontro di Wolfgang con il marchese Pierre-Eugène-François de Ligniville, ministro delle poste, sovrintendente musicale del granducato, compositore dilettante ed appassionato dello stile contrappuntistico più ermetico. Il nobiluomo volle infatti mettere Wolfgang alla prova, sottoponendogli alcuni complicati enigmi compositivi che il ragazzo però risolse facilmente; “come se mangiasse un pezzo di pane" raccontò l'orgoglioso Leopold in una lettera alla moglie. Quella sera comunque De Ligniville impressionò talmente Amadeus, che questi successivamente volle studiare approfonditamente il monumentale Stabat Mater a tre voci composto dal marchese; non solo, si ritiene che anche i due canoni (Cantate Domino KV 89 e il Kyrie), scritti nei mesi successivi da Mozart, siano stati influenzati proprio da quell’incontro con il nobile fiorentino. Invece il desiderio di Leopold Mozart di vedere il proprio figlio ricoprire un incarico di corte, non si avverò. Infatti, l’attesa offerta del Granduca non giunse; il piccolo Mozart fu tuttavia compensato per la sua accademia con 333,6.8 lire (nell’Archivio di Stato di Firenze sono oggi conservati l’ordine e la ricevuta di quel pagamento).
Il soggiorno fiorentino dei Mozart continuò comunque ancora alcuni giorni, durante i quali Amadeus fece visita ai cantanti Giovanni Manzuoli e Carlo Niccolini, e si ipotizza, ma non vi sono testimonianze a confermarlo, che Amadeus a Firenze ebbe l’opportunità di conoscere anche il fiorentino Luigi Cherubini (1760-1842), allora un bambino di dieci anni, ma che ben presto sarebbe divenuto anch’esso un musicista di fama internazionale. Ma fu comunque la conoscenza, questa volta certa, di un altro adolescente a caratterizzare gli ultimi giorni fiorentini del piccolo Mozart. Infatti frequentando il salotto culturale della poetessa Maddalena Morelli Fernandez (Corilla), Amadeus conobbe qui il coetaneo inglese e prodigio musicale Thomas Linley (1756-1778), figlio del compositore Thomas Linley. I due divennero subito amici tanto da esibirsi il 5 aprile in un duetto con violini presso le sale dell’albergo Aquila Nera e replicando l’esibizione privata il 6 aprile presso l'abitazione di Giuseppe Gavard, nobile ministro del Granducato.
I Mozart lasciarono Firenze per Roma la mattina del 9 aprile 1770. L’ultima persona a salutarli fu proprio Thomas Linley che li accompagnò fino fuori le mura cittadine. I due giovani non si sarebbero più visti, otto anni più tardi Thomas infatti morì in un incidente. Amadeus Mozart non avrebbe più rivisto neanche Firenze, nonostante Leopold Mozart in una lettera alla moglie nella primavera del 1770 avesse così descritto Firenze:  "Desidererei che tu potessi vedere Firenze, i suoi dintorni, la sua posizione: diresti che qui si deve vivere e morire". In verità i Mozart ritornarono altre due volte in Italia, ma in entrambe le occasioni i due non ripassarono per la città del Giglio. Eppure, nel loro ultimo viaggio italiano, tra l’inverno del 1772 e la primavera del 1773, Leopold attese ancora, ma sempre invano, l’invito del Granduca per un incarico a corte per il figlio, ma Pietro Leopoldo, forse troppo occupato a dare alla Toscana stabilità politica e sviluppo economico, ancora una volta non colse l’occasione di far annoverare tra i cittadini di Firenze il genio musicale di Mozart.
RDF

Commenti

  1. Il soggiorno di Mozart a Firenze è raccontato nelle lettere, ma nell’ultimo libro Mozart la caduta degli dei dei musicologi Bianchini e Trombetta, si mette in discussione l'attribuzione della poesia di Corilla. Anche la figura di Ligniville è ridimensionata. Non era quel campione di contrappunto che dice Leopold.

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  2. Il soggiorno di Mozart a Firenze è raccontato nelle lettere, ma nell’ultimo libro Mozart la caduta degli dei dei musicologi Bianchini e Trombetta, si mette in discussione l'attribuzione della poesia di Corilla. Anche la figura di Ligniville è ridimensionata. Non era quel campione di contrappunto che dice Leopold.

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