Ottone Rosai e Via di San Leonardo
Articolo Pubblicato sulla rivista Firenze Informa del 2005
Testo e foto di Roberto Di Ferdinando
Il 28 aprile 1895 nasceva a Firenze Ottone Rosai, uno dei più importanti pittori del Novecento italiano. Figlio di un falegname, Rosai, giovanissimo, si iscrisse all’Istituto delle Arti Decorative di Santa Croce ed in seguito all’Accademia di Belle Arti, ma ben presto si allontanò dagli ambienti accademici percorrendo un personalissimo percorso artistico che lo portò prima allo studio degli impressionisti francesi (Corot, Courbet, Cézanne), poi ad avvicinarsi al neonato movimento futurista, partecipando con proprie opere alla mostra futurista di Roma nel 1914 e collaborando alla pubblicazione de “Lacerba” di Giovanni Papini, ed infine ad accostarsi alle avanguardie assieme a Carlo Carrà ed Ardengo Soffici. Nel 1915, con la partecipazione dell’Italia alla Prima Guerra Mondiale, Rosai, interventista, decise di arruolarsi e fu inviato al fronte. Questa esperienza lo segnò profondamente, tanto da influenzare le sue successive scelte politiche ed artistiche. Nel 1919 infatti aderì al movimento dei fasci, mentre sul piano artistico si rivolse al purismo, alla pittura metafisica ed a quella del Trecento e Quattrocento toscano. Rosai sperimentò così una nuova pittura basata su un sistema rappresentativo di solido primitivismo. I suoi soggetti furono infatti prima le nature morte, poi le composizioni con figure ed i paesaggi. Le figure sono dipinte con tratti semplici, alle volte accennati, ed espressione di un mondo cittadino quotidiano e popolare; Rosai difatti rivolse la sua attenzione artistica ai paesaggi di quartiere, ai vicoli, alle osterie ed alle persone semplici di una Firenze minore. Rosai inoltre collaborò anche con la rivista ed il gruppo artistico “Il Selvaggio” guidato da Mino Maccari e nel 1939 fu nominato professore di figura disegnata al Liceo Artistico fiorentino mentre nel 1942 gli fu assegnata la cattedra di pittura all’Accademia di Firenze. Morì il 13 maggio del 1957 ad Ivrea, dove si era recato per inaugurare la più grande mostra a lui dedicata.
Tra i vari scorci di Firenze immortalati nelle opere di Rosai non possiamo dimenticare la caratteristica e tortuosa via di San Leonardo che da Viale dei Colli giunge a Porta San Giorgio, in prossimità del Forte di Belvedere, dipinta in un suo famoso quadro del 1935. E proprio in questa antica strada contraddistinta da antiche ville, costeggiata da alti cipressi e delimitata da rurali muri di pietra ornati da ottocenteschi graffiti, al numero 49, visse e lavorò dal 1933 al 1957, come ci ricorda una targa, il maestro Rosai.
Rosai non è l’unico artista ad aver dimorato ed operato in questa suggestiva via, infatti al numero 53, in prossimità del viale, vi è villa Piatti, sulla cui facciata una lapide testimonia che il musicista Ilic Ciaikovskij, nel 1858 qui musicò una delle sue più conosciute opere teatrali, “La Donna di Picche”; mentre oltre la casa di Rosai, visse nell’Ottocento lo scrittore fiorentino, Mario Pratesi.
Chi percorresse via di San Leonardo non si dimentichi di visitare la piccola chiesa di San Leonardo in Arcetri del XI° secolo, che custodisce al suo interno un pergamo (altare) duecentesco in marmo, dal quale pronunciò alcuni discorsi anche Giovanni Boccaccia. Originariamente il pergamo era posto nella chiesa di San Pier Scheraggio, sconsacrata ed inglobata negli Uffizi nel 1782 per volere del Granduca Pietro Leopoldo.
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Testo e foto di Roberto Di Ferdinando
Il 28 aprile 1895 nasceva a Firenze Ottone Rosai, uno dei più importanti pittori del Novecento italiano. Figlio di un falegname, Rosai, giovanissimo, si iscrisse all’Istituto delle Arti Decorative di Santa Croce ed in seguito all’Accademia di Belle Arti, ma ben presto si allontanò dagli ambienti accademici percorrendo un personalissimo percorso artistico che lo portò prima allo studio degli impressionisti francesi (Corot, Courbet, Cézanne), poi ad avvicinarsi al neonato movimento futurista, partecipando con proprie opere alla mostra futurista di Roma nel 1914 e collaborando alla pubblicazione de “Lacerba” di Giovanni Papini, ed infine ad accostarsi alle avanguardie assieme a Carlo Carrà ed Ardengo Soffici. Nel 1915, con la partecipazione dell’Italia alla Prima Guerra Mondiale, Rosai, interventista, decise di arruolarsi e fu inviato al fronte. Questa esperienza lo segnò profondamente, tanto da influenzare le sue successive scelte politiche ed artistiche. Nel 1919 infatti aderì al movimento dei fasci, mentre sul piano artistico si rivolse al purismo, alla pittura metafisica ed a quella del Trecento e Quattrocento toscano. Rosai sperimentò così una nuova pittura basata su un sistema rappresentativo di solido primitivismo. I suoi soggetti furono infatti prima le nature morte, poi le composizioni con figure ed i paesaggi. Le figure sono dipinte con tratti semplici, alle volte accennati, ed espressione di un mondo cittadino quotidiano e popolare; Rosai difatti rivolse la sua attenzione artistica ai paesaggi di quartiere, ai vicoli, alle osterie ed alle persone semplici di una Firenze minore. Rosai inoltre collaborò anche con la rivista ed il gruppo artistico “Il Selvaggio” guidato da Mino Maccari e nel 1939 fu nominato professore di figura disegnata al Liceo Artistico fiorentino mentre nel 1942 gli fu assegnata la cattedra di pittura all’Accademia di Firenze. Morì il 13 maggio del 1957 ad Ivrea, dove si era recato per inaugurare la più grande mostra a lui dedicata.
La casa-studio di Ottone Rosai in Via San Leonardo |
Tra i vari scorci di Firenze immortalati nelle opere di Rosai non possiamo dimenticare la caratteristica e tortuosa via di San Leonardo che da Viale dei Colli giunge a Porta San Giorgio, in prossimità del Forte di Belvedere, dipinta in un suo famoso quadro del 1935. E proprio in questa antica strada contraddistinta da antiche ville, costeggiata da alti cipressi e delimitata da rurali muri di pietra ornati da ottocenteschi graffiti, al numero 49, visse e lavorò dal 1933 al 1957, come ci ricorda una targa, il maestro Rosai.
Rosai non è l’unico artista ad aver dimorato ed operato in questa suggestiva via, infatti al numero 53, in prossimità del viale, vi è villa Piatti, sulla cui facciata una lapide testimonia che il musicista Ilic Ciaikovskij, nel 1858 qui musicò una delle sue più conosciute opere teatrali, “La Donna di Picche”; mentre oltre la casa di Rosai, visse nell’Ottocento lo scrittore fiorentino, Mario Pratesi.
La casa in cui soggiornò Ciaikovskij |
Chi percorresse via di San Leonardo non si dimentichi di visitare la piccola chiesa di San Leonardo in Arcetri del XI° secolo, che custodisce al suo interno un pergamo (altare) duecentesco in marmo, dal quale pronunciò alcuni discorsi anche Giovanni Boccaccia. Originariamente il pergamo era posto nella chiesa di San Pier Scheraggio, sconsacrata ed inglobata negli Uffizi nel 1782 per volere del Granduca Pietro Leopoldo.
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