Le curiosità della facciata di Palazzo Vecchio
Articolo Pubblicato sulla rivista Firenze Informa nel 2005
Testo e foto di Roberto Di Ferdinando
Palazzo Vecchio, da sempre centro di potere e dell’amministrazione della città, presenta, già dalla sua facciata, numerose testimonianze di importanti eventi legati alla storia politica di Firenze e della Toscana.
La più recente in ordine cronologico è la targa di bronzo posta alla sinistra, in alto, dell’ingresso principale del palazzo. Questa riporta i risultati definitivi del plebiscito che il 15 marzo 1860 chiamò gli elettori toscani a scegliere l’annessione della Toscana all’appena costituitosi regno d’Italia oppure di rimanere un granducato indipendente. I toscani votanti furono oltre 380.000, solo 14.000 di questi votarono contro l’annessione; la Corte di cassazione, riunitasi nel Palazzo decretò l’annessione della Toscana alla nuova monarchia costituzionale.
Spostando lo sguardo più alto, sotto gli archi del ballatoio merlato, possiamo osservare invece nove stemmi diversi, ripetuti più volte. Questi furono dipinti dopo la cacciata del Duca d'Atene (1343), per esaltare la Repubblica Fiorentina ed ognuno ha un preciso significato. Il primo da sinistra, la croce rossa su campo bianco, è l’insegna del Popolo Fiorentino, il successivo, il giglio rosso in campo bianco, rappresenta invece il simbolo guelfo ed attuale stemma di Firenze, questo sostituì il giglio ghibellino, giglio bianco su campo rosso, (il settimo da sinistra) quando i guelfi si affermarono a Firenze nella seconda metà del Duecento. La scelta del giglio quale simbolo cittadino deriva dall'iris, di colore bianco molto diffuso, fino a pochi decenni fa lungo le rive dell’Arno e le colline intorno alla città.
La convivenza tra simboli guelfi e ghibellini si presenta anche in alcuni particolari architettonici dell’edificio. Infatti Palazzo Vecchio è l’unico edificio in città che presenta una merlatura guelfa, di forma quadrata sopra il ballatoio, e ghibellina, a coda di rondine sulla torre.
Il terzo stemma, partito bianco-rosso, rappresenta invece il rapporto storico tra Fiesole (bianco) e Firenze (il rosso). La Fiesole etrusca, ricca e potente, fu infatti il primo insediamento della zona, a cui subentrò nella forza commerciale, grazie anche al porto fluviale la Firenze romana.
Il quarto stemma, le chiavi d’oro in campo rosso, indica l’insegne papali a testimoniare il riconoscimento e la fedeltà della Repubblica verso il Papa. La scritta Libertas d’oro in campo azzurro invece è il simbolo dei Priori, coloro che erano posti alla guida delle Arti e delle Corporazioni, e la scritta simboleggia la loro l’indipendenza dal potere politico.
L’ aquila rossa con tra gli artigli un drago verde in campo bianco è lo stemma del partito di parte guelfa (il bianco e il rosso infatti sono i colori dei guelfi, mentre il partito dei ghibellini si rappresentava con il bianco e il nero).
Gli ultimi due stemmi, gigli d’oro in campo azzurro e partito a fasce nero-oro e gigli d’oro in campo azzurro, ricordano il legame della città con la casa regnante francese ed in particolare con San Luigi, il primo, e con Roberto d’Angiò, il secondo.
Per concludere due ulteriori curiosità storiche su Palazzo Vecchio. Il palazzo fu costruito tra il 1299 e il 1314, ma prese l’appellativo vecchio quando i Medici decisero di trasferire la loro nuova dimora privata a palazzo Pitti, acquistata nel 1550. Mentre è nel 1353 che fu posto sulla torre di Arnolfo un orologio, fabbricato in un officina in una via in prossimità del Duomo che da allora venne chiamata via dell’Oriuolo. La stessa officina fu utilizzata dal maestro orologiaio tedesco, Giorgio Lederle, chiamato nel 1667 per costruire il nuovo orologio a lancetta singola presente ancora oggi sulla torre.
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Testo e foto di Roberto Di Ferdinando
Palazzo Vecchio o della Signoria |
La più recente in ordine cronologico è la targa di bronzo posta alla sinistra, in alto, dell’ingresso principale del palazzo. Questa riporta i risultati definitivi del plebiscito che il 15 marzo 1860 chiamò gli elettori toscani a scegliere l’annessione della Toscana all’appena costituitosi regno d’Italia oppure di rimanere un granducato indipendente. I toscani votanti furono oltre 380.000, solo 14.000 di questi votarono contro l’annessione; la Corte di cassazione, riunitasi nel Palazzo decretò l’annessione della Toscana alla nuova monarchia costituzionale.
La targa che ricorda il risultato referendario del 1860 sull'annessione al Regno d'Italia |
La convivenza tra simboli guelfi e ghibellini si presenta anche in alcuni particolari architettonici dell’edificio. Infatti Palazzo Vecchio è l’unico edificio in città che presenta una merlatura guelfa, di forma quadrata sopra il ballatoio, e ghibellina, a coda di rondine sulla torre.
Il terzo stemma, partito bianco-rosso, rappresenta invece il rapporto storico tra Fiesole (bianco) e Firenze (il rosso). La Fiesole etrusca, ricca e potente, fu infatti il primo insediamento della zona, a cui subentrò nella forza commerciale, grazie anche al porto fluviale la Firenze romana.
Il quarto stemma, le chiavi d’oro in campo rosso, indica l’insegne papali a testimoniare il riconoscimento e la fedeltà della Repubblica verso il Papa. La scritta Libertas d’oro in campo azzurro invece è il simbolo dei Priori, coloro che erano posti alla guida delle Arti e delle Corporazioni, e la scritta simboleggia la loro l’indipendenza dal potere politico.
L’ aquila rossa con tra gli artigli un drago verde in campo bianco è lo stemma del partito di parte guelfa (il bianco e il rosso infatti sono i colori dei guelfi, mentre il partito dei ghibellini si rappresentava con il bianco e il nero).
Gli ultimi due stemmi, gigli d’oro in campo azzurro e partito a fasce nero-oro e gigli d’oro in campo azzurro, ricordano il legame della città con la casa regnante francese ed in particolare con San Luigi, il primo, e con Roberto d’Angiò, il secondo.
Gli stemmi di Palzzo Vecchio |
Per concludere due ulteriori curiosità storiche su Palazzo Vecchio. Il palazzo fu costruito tra il 1299 e il 1314, ma prese l’appellativo vecchio quando i Medici decisero di trasferire la loro nuova dimora privata a palazzo Pitti, acquistata nel 1550. Mentre è nel 1353 che fu posto sulla torre di Arnolfo un orologio, fabbricato in un officina in una via in prossimità del Duomo che da allora venne chiamata via dell’Oriuolo. La stessa officina fu utilizzata dal maestro orologiaio tedesco, Giorgio Lederle, chiamato nel 1667 per costruire il nuovo orologio a lancetta singola presente ancora oggi sulla torre.
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