Le curiosità del Battistero e del Duomo

Articolo Pubblicato su Firenze Informa del 2011
Testo e foto di Roberto di Ferdinando

In Piazza San Giovanni, la Cattedrale di Santa Maria del Fiore ed il Battistero, oltre ad essere loro delle opere di rara bellezza architettonica, ed oltre ad ospitare a loro interno numerosi e prestigiosi capolavori d’arte, contengono sulle pareti esterne numerose curiosità che non sempre è facile individuare, eppure sono lì da secoli e contribuiscono a rendere ancor di più affascinanti e suggestivi questi edifici.
Il Battistero, ad esempio, fu costruito intorno al IV-V secolo DC, su resti di una struttura romana, un tempio dedicato al dio Marte, e, come si usava nel passato, si utilizzò per la sua edificazione pietre di altre provenienze ed origine, in alcuni casi anche già scolpite, e prevalentemente di resti romani. Ecco, quindi, come sia possibile vedere, a sinistra della porta nord, quella rivolta verso la colonna di S. Zanobi, su un basamento, un fregio scolpito, probabilmente già di un sarcofago romano, oppure, le quattro colonne della tribuna, anch’esse romane, od ancora, in alto, a destra della famosa “Porta del Paradiso”, quella rivolta ad est, cioè che guarda la cattedrale (da qui i battezzati uscivano per entrare in cattedrale e così raggiungere l’altare, la direzione, verso est, simboleggiava andare verso la nascita del Sole, una nuova vita, battezzandosi, infatti, si dava origine ad una nuova vita) è possibile osservare un’altra pietra di reimpiego.

Battistero, pietra antica inserita sulla parete della Porta Est (del Paradiso)

a sinistra della porta nord, quella rivolta verso la colonna di S. Zanobi, su un basamento, un fregio scolpito, probabilmente già di un sarcofago romano
Inoltre, ai lati di questa porta sono visibili due colonne di porfido, spezzate, che forse stonano nell’armonia generale dell’edificio, ma furono poste, qui, volutamente dalle autorità cittadine, in quanto si trattava di un regalo della città di Pisa che così volle ringraziare i fiorentini per l’aiuto nella guerra contro Lucca del 1117. Le due colonne però giunsero a Firenze rovinate a causa di un incidente durante il viaggio, i fiorentini però, per non offendere i pisani, decisero di collocarle comunque ai lati della porta.

Le due colonne di porfido, regalo della città di Pisa, poste ai lati della Porta del Paradiso
La dorata “Porta del Paradiso” (così definita da Michelangelo per la sua bellezza, sebbene già nell’antichità lo spazio tra il Battistero ed il Duomo fosse chiamato il “Paradiso”) è opera dell’orefice e scultore Lorenzo Ghiberti, che la realizzò tra il 1425 e il 1452 (oggi quella che vediamo è una moderna copia, l’originale è esposto nel vicino Museo dell’Opera del Duomo) e che volle comunque inserirsi nel suo, forse, più grande capolavoro, autoritraendosi. Infatti, nel quinto registro (contando dall’alto al basso da sinistra a destra), sulla cornice, ecco l’autoritratto dell’artista, mentre allo stesso livello, sul battente destro, si può vedere il ritratto di Bartoluccio, così, Ghiberti volle rendere onore ed immortalare anche il proprio padre adottivo e maestro.
Porta del Paradiso, autoritratto del Ghiberti

Secoli più tardi un altro artista volle ritrarsi al modo di Ghiberti, questa volta però su uno dei portali del Duomo. La facciata del Duomo fu completata molti secoli dopo, il 12 maggio 1887, e dopo vari problemi e rinvii. A quella data però mancavano ancora i portali, quelli che si possono ammirare ancora oggi, che, infatti, furono montati solo dieci anni più tardi. Il portale sinistro fu eseguito da Augusto Passaglia, lo stesso che fuse quello centrale, inaugurato nel 1903 dal re Vittorio Emanuele III,  mentre nel 1899, il portale destro fu opera dei fratelli Amos e Giuseppe Cassioli. Fortemente criticato per il ritardo nella consegna, quest’ultimo, volle ritrarsi nei rilievi bronzei del portale, strangolato da un serpente. L’autoritratto si trova nella parte destra del portone.
Duomo, portale di sinistra, autoritratto di Augusto Passaglia

Sulla fiancata di sinistra del Duomo, invece, il portale di legno è inserito tra due colonne sostenute da un leone ed una leonessa. I leoni, da sempre, simboleggiano la giustizia e in questo ambito, posti alla porta, rivolti verso chi entra, sono come un avvertimento che il luogo dove ci si sta avvicinando è un luogo di giustizia divina, non più terrena. Questa porta è chiamata di Balla o dei Cornacchini in seguito ad una tragica storia. Nel XV secolo, infatti, Anselmo, che abitava in via del Cocomero (l’attuale via Ricasoli, la strada che sbuca proprio dinanzi alla porta), e vicino di casa della nobile famiglia dei Cornacchini, fece un terribile incubo: veniva divorato da un leone. Il giorno seguente, volendo esorcizzare questo incubo, si avvicinò al leone e mise la mano nella sua bocca. Sfortunatamente vi era qui nascosto un grosso scorpione che lo punse e gli causò la morte nello stesso giorno.
Duomo, la porta di Balla o dei Cornacchini

Infine, una più moderna curiosità. Sempre sulla facciata del Duomo ai lati esterni dei portoni di destra e sinistra, quasi ad altezza d’uomo, sono stati scolpiti vari stemmi con, in rilievo, le scritte dei nomi di famiglie nobili, semplici cittadini o associazioni. Questo è il riconoscimento dell’Opera del Duomo a chi, negli anni, ha effettuato donazioni all’Opera.
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Duomo, gli stemmi dei donatori dell'Opera

Commenti

  1. Ad integrazione di questo mio post, ho scoperto, che la rivalità tra Firenze e Pisa nascerebbe anche da questo episodio delle colonne rotte, da cui il detto: "fiorentini ciechi, pisani traditori".
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