La figlia di Galileo

“Prima di Arcetri, Galileo abita in una casa senza pretese sotto Forte belvedere. A pochi passi, in un convento di clausura, vivono le due figlie monache. La più grande, Virginia, lo ama teneramente gli scrive lettere commoventi. “Amatissimo signor padre potesse penetrar l’animo mio come penetra i cieli”. Lui è la sua finestra sul mondo. Lei gli racconta le vicende quotidiane, invia dei dolcetti di marzapane di cui è ghiotto. Virginia è intelligente, dedicata, premurosa e per non dargli pensiero, spesso scherza e lo burla. Anche se prigioniera del chiostro, lo accudisce, dirige la sua casa, ha occhio per tutto, per la mula, l’orto, la cantina. È sempre informata, partecipe. Segue il processo con ansietà. Dopo la condanna lo rincuora “non faccia molto caso a questa burrasca“. Lo scienziato serba  e rilegge tutte le lettere. Sono un conforto per entrambi. Questa figlia lontana eppur così vicina è un affetto vivo e palpitante. Il 19 dicembre 1625 lei manda al babbo una rosa: “cosa straordinaria di questa stagione. Ci sono le spine, ma anche le fronde verdi, segno di speranza. E qui facendo punto, la saluto, vostra figliola affezionatissima  Suor Maria Celeste“.”
(Silviana Lagorio in Corriere Fiorentino, 2011)

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