Il rifugio segreto di Michelangelo
“[…] Cappelle medicee. Attraversiamo la Sacrestia Nuova a testa bassa, per non lasciarci rapire dalla bellezza ipnotica dei monumenti funerari di Giuliano duca di Nemours e di suo nipote Lorenzo duca d’Urbino, ideati da Michelangelo. Col Buonarroti, infatti, abbiamo un altro importante appuntamento: il ricovero sotterraneo che lo protesse dopo la restaurazione della famiglia Medici a Firenze nel 1530 (l’artista era stato un acceso sostenitore della Repubblica Fiorentina). Monica Bietti, direttrice delle Cappelle, scosta un mobile e apre una botola che dà su una scala. Quel che vediamo, una volta scesi, ha dell’incredibile. Un ambiente di non più di 15 metri quadrati con le sbarre alle finestre le pareti fittamente disegnate a carboncino. Corpi di uomini e donne, piedi, schiene, gambe e una testa di Laocoonte, un album da disegno unico al mondo. […] Il Buonarroti dimorò qui per circa tre mesi, con la complicità del priore di San Lorenzo Giovanni Battista Figiovanni che aveva interesse che finisse il suo lavoro alla Sacrestia (“io lo campai alla morte“ scrisse poi il sacerdote nelle sue Ricordanza). Quando andò via, poi, Michelangelo passò una mano di intonaco sulle pareti per nascondere il tutto […] solo per un caso, dopo averlo grattato via, è stato possibile riscoprire questa meraviglia. […]”
(Testo di Marco Merola, pubblicato su SETTE-Corriere della Sera il 15 gennaio 2016)
(Testo di Marco Merola, pubblicato su SETTE-Corriere della Sera il 15 gennaio 2016)
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