Firenze attraverso la penna di Mary Mc Carthy.....
“[…] Firenze fu la <<figlia>>, Roma la
<<madre>>: questa era l’opinione medievale. I fiorentini si
appellarono alla tradizione, vantandosi di discendere da nobili famiglie
romane. Gli Uberti, ad esempio, si dichiaravano discendenti di un presunto
figlio di Catilina, perdonato da Cesare e da lui adottato col nome di Uberto
Cesare. Ai tempi di Dante si credeva che due razze avessero popolato Firenze: i
nobili, o Neri, discendenti dei soldati dell’esercito romano; e il popolo
comune, o Bianchi, discendenti dai nativi di Fiesole. L’incompatibilità di
questi due rami era portata a motivo delle perpetue discordie cittadine.
Un’altra storia racconta come Firenze, distrutta da Totila, fu ricostruita da
Carlo magno, che la edificò <<com’era>>, con le antiche forme di
governo: leggi romane, consoli e senatori. Queste leggende e fantasie
genealogiche celano un seme di verità. La sobrietà e il decoro di Firenze è la
gravitas di Roma – una Roma pioneristica, di frontiera, sistemata fra monti
selvaggi, su un fiume tumultuoso. Questo senso di avamposto, di un campo
drizzato in un rettangolo militare vicino alla montagna di Fiesole, è ancora
percettibile nelle strade attorno al Duomo – via Ricasoli, via dei Servi – che
corrono dritte verso il monte come le vie delle città nuove del Far West.
Sotto la superficie fiorentina giace una Roma affondata. […]
Diceva la leggenda che il Battistero era l’antico tempio di Marte, patrono
della città. Una moderna teoria afferma che il Marzocco – il leone araldico
fiorentino – fu in origine il Martocus ovvero una statua mutilata di Marte
lasciata a guardia superstiziosa del Ponte Vecchio fino al 1333. […] In Piazza
San Firenze, non lontano dal Bargello, vi era un tempio dedicato a Iside, la
deità egizia dei fiumi e delle piene, il cui culto può darsi fosse stato
importato da veterani romani; a Fiesole c’era un collegio di sacerdoti laici
devoti alla Magna Mater, di importazione orientale. […] Il Foro o mercato, più tardi Mercato
Vecchio, era stato abbellito da un arco trionfale (ancora ricordato nel
Medioevo) e ornato con statue. […]”
(Mary Mc Carthy, Le pietre di Firenze)
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