Calendimaggio
Testo di Roberto Di Ferdinando
Il Calendimaggio (da calende di maggio) o Cantar maggio, è una tradizionale festa popolare, ormai andata persa, che si svolgeva ai primi di maggio, per festeggiare l’arrivo della piena primavera. A Firenze si celebrava il 1° maggio con il rito della fioritura, cioè, in onore del risveglio primaverile della Natura, i fiorentini portavano in processione i “maggi” o “majo”, cioè i rami fioriti degli alberi, che poi i giovani appendevano alle porte delle case delle loro innamorate come simbolo del loro corteggiamento. Se la ragazza apprezzava il corteggiamento ed il corteggiato, ecco che lei metteva in casa il ramo ed il “maggio” avrebbe dato il frutto sperato dall’amato. Boccaccio, nella sua “Vita di Dante” scrive che proprio il 1° maggio del 1274 il sommo poeta conobbe la sua amata Beatrice.
Nei primi giorni di maggio così in Firenze si svolgevano le maggiolate, cioè festose celebrazioni fatte di canti, suoni e balli. Le fanciulle, con le teste ricoperte di ghirlande di rose, giaggioli e ginestre, camminavano per la città, ed accompagnate da strumentisti, improvvisavano danze tradizionali, “a rigoletto” (girotondo) e cantavano le ballate composte con i versi dei poeti.
In quei giorni le attività commerciali erano sospese e la città per un mese diventava sede di festosi ritrovi popolari. Centro della festa era Piazza della Signoria, ma tutta la città era coinvolta e presa dalla festa. L’Arte dei Calzolai onorava solennemente San Filippo suo protettore, allestendo, presso la statua del Santo all’esterno di Orsanmichele, un altare addobbato con fiori, alloro e lumi, nonché con la consueta "fiorita", un tappeto per terra di foglie e fiori primaverili. Mentre in Santissima Annunziata si svolgeva per tre giorni un ricco mercato contadino. Ma anche le campagne vicine erano coinvolte e festeggianti, Le rive dell’Arno, del Mugnone e dell’Affrico si riempivano di gruppi danzanti, di chi vi andava per raccogliere le pratoline, le margherite con cui fare le ghirlande e incoronare la bella del momento, la “regina di maggio” o la “sposa di maggio”, e di cantori di storie popolari ed amorose.
Oggigiorno in numerose zone rurali della Toscana si usa ancora il termine “maggerino”, per indicare quei poeti improvvisatori che commentano, nelle feste di primavera in ottave di rime un tema assegnato, oppure cantano vicende storiche o amorose.
Infine, a Firenze ogni anno, ancora oggi, il 23 maggio si svolge la Fiorita. Cioè, dopo la messa nella Cappella dei Priori in Palazzo Vecchio, si forma un corteo di frati domenicani e di cittadini, che scende in piazza per spargere petali di rose, tra rami di palme, sulla lapide circolare che ricorda il punto dove fu impiccato e arso Fra’ Girolamo Savonarola assieme ai suoi due confratelli Fra’ Domenico Buonvicini da Pescia e Fra’ Silvestro Maruffi da Firenze. Questa cerimonia prende origine dalla pietosa e spontanea iniziativa popolare che avvenne la mattina dopo la morte del predicatore, quando il luogo dell’esecuzione fu coperto di fiori.
RDF
Il Calendimaggio (da calende di maggio) o Cantar maggio, è una tradizionale festa popolare, ormai andata persa, che si svolgeva ai primi di maggio, per festeggiare l’arrivo della piena primavera. A Firenze si celebrava il 1° maggio con il rito della fioritura, cioè, in onore del risveglio primaverile della Natura, i fiorentini portavano in processione i “maggi” o “majo”, cioè i rami fioriti degli alberi, che poi i giovani appendevano alle porte delle case delle loro innamorate come simbolo del loro corteggiamento. Se la ragazza apprezzava il corteggiamento ed il corteggiato, ecco che lei metteva in casa il ramo ed il “maggio” avrebbe dato il frutto sperato dall’amato. Boccaccio, nella sua “Vita di Dante” scrive che proprio il 1° maggio del 1274 il sommo poeta conobbe la sua amata Beatrice.
Nei primi giorni di maggio così in Firenze si svolgevano le maggiolate, cioè festose celebrazioni fatte di canti, suoni e balli. Le fanciulle, con le teste ricoperte di ghirlande di rose, giaggioli e ginestre, camminavano per la città, ed accompagnate da strumentisti, improvvisavano danze tradizionali, “a rigoletto” (girotondo) e cantavano le ballate composte con i versi dei poeti.
In quei giorni le attività commerciali erano sospese e la città per un mese diventava sede di festosi ritrovi popolari. Centro della festa era Piazza della Signoria, ma tutta la città era coinvolta e presa dalla festa. L’Arte dei Calzolai onorava solennemente San Filippo suo protettore, allestendo, presso la statua del Santo all’esterno di Orsanmichele, un altare addobbato con fiori, alloro e lumi, nonché con la consueta "fiorita", un tappeto per terra di foglie e fiori primaverili. Mentre in Santissima Annunziata si svolgeva per tre giorni un ricco mercato contadino. Ma anche le campagne vicine erano coinvolte e festeggianti, Le rive dell’Arno, del Mugnone e dell’Affrico si riempivano di gruppi danzanti, di chi vi andava per raccogliere le pratoline, le margherite con cui fare le ghirlande e incoronare la bella del momento, la “regina di maggio” o la “sposa di maggio”, e di cantori di storie popolari ed amorose.
Oggigiorno in numerose zone rurali della Toscana si usa ancora il termine “maggerino”, per indicare quei poeti improvvisatori che commentano, nelle feste di primavera in ottave di rime un tema assegnato, oppure cantano vicende storiche o amorose.
Infine, a Firenze ogni anno, ancora oggi, il 23 maggio si svolge la Fiorita. Cioè, dopo la messa nella Cappella dei Priori in Palazzo Vecchio, si forma un corteo di frati domenicani e di cittadini, che scende in piazza per spargere petali di rose, tra rami di palme, sulla lapide circolare che ricorda il punto dove fu impiccato e arso Fra’ Girolamo Savonarola assieme ai suoi due confratelli Fra’ Domenico Buonvicini da Pescia e Fra’ Silvestro Maruffi da Firenze. Questa cerimonia prende origine dalla pietosa e spontanea iniziativa popolare che avvenne la mattina dopo la morte del predicatore, quando il luogo dell’esecuzione fu coperto di fiori.
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