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L'interno di una sala della villa - Fonte: wikipedia |
di Roberto Di Ferdinando
Nei primi anni venti dell’Ottocento, Nikolaj Nikitic Demidoff (Demidov), ricchissimo nobile russo, con interessi nel settore industriale e nei possedimenti terrieri e minerari (malachite), lasciò Mosca e con la sua famiglia si trasferì a Firenze. Motivo principale di questo repentino trasferimento fu la necessità di curarsi da una grave forma di polmonite. Nikolaj Demidoff giunse a Firenze anche con la carica di ambasciatore russo presso il Granducato. A Firenze Nikolaj decise di porre la propria residenza presso San Donato (nell’attuale quartiere di Novoli). Allora, questa parte della città era un’area paludosa, ma il ricco Demidoff non si scoraggiò; infatti, acquistò i terreni intorno alla chiesa di San Donato in Polverosa (chiesa tutt’oggi esistente) ed iniziò la bonifica della zona. Quindi, incaricò l’architetto Giovan Battista Silvesti per la progettazione e realizzazione di una sontuosa villa neoclassica con un piazzale antistante e due ali laterali. La villa fu completata nel 1831, quando Nikolaj era già morto da alcuni anni, la famiglia nel 1828 aveva dato incarico al famoso scultore , Lorenzo Bartolini di realizzare un monumento commemorativo , che fu donato dai Demidoff alla città e collocato nell’attuale piazza, appunto, Demidoff, in San Niccolò. Il completamento della villa di San Donato fu merito del figlio di Nikolaj, Anatolij, che per l’occasione fu nominato dal Granduca, Principe di San Donato. Il risultato fu incredibile. La villa divenne tra le più belle e fiabesche dimore nobili della Firenze ottocentesca. Aveva un esteso parco all’inglese (i confini degli spazi della villa toccavano le attuali via di Novoli, via de’Tacchinardi, via Francesco Corteccia, via Alessandro Stradella, Lungo via San Donato), dotato di Kaffehaus, di un canale navigabile e circondato, al di fuori del proprio confine, da oltre 5.000 gelsi per la coltivazione della seta. Il corpo centrale della villa era munito di numerose sale e saloni: sala degli arazzi, degli argenti, delle armi e degli avori, dove erano esposte e conservate le tante opere d’arte che la famiglia Demidoff, appassionata collezionista d’arte, aveva negli anni acquistato. Inoltre, erano state realizzate anche alcune sale arredate, come era di moda in quel periodo, secondo stili orientaleggianti, e quindi c’era il salotto turco, quello arabo, la sala indiana ed una cinese. La sala da ballo era coperta da una cupola affrescata. L’antica chiesa di Donato in Polverosa fu inglobata nell’elegante edificio e divenne in parte biblioteca priva del principe. Fu realizzata anche una a cappella di rito russo- ortodosso, a forma rotonda e con pronao (questa elegante cappella è ancora visibile in via di San Donato 13/15 ed è oggi inglobata nella chiesa di San Donato in Polverosa). Con la morte di Anatolij, la proprietà della villa e dell’ingente patrimonio della famiglia passò al nipote, il principe Paolo II. Quest’ultimo non amò molto la villa di San Donato, dove vi era morta la giovane moglie, tanto che decise pian piano il trasferimento della propria dimora alla villa di Pratolino. Iniziò così lo smantellando del patrimonio artistico (opere d’arte ed arredamenti) della villa, che tra il 1868 al 1880 fu venduto in gran parte a collezionisti ed a musei di tutto il mondo. L’arredamento sacro fu, in parte, donato alla Chiesa Russa Ortodossa che in quegli anni si stava edificando in via Leone X. Nel 1888 la villa fu venduta e passò negli anni successivi a varie proprietà, diventando anche azienda agricola e magazzino militare. Nel 1889, nel suo parco vi fu costruito il primo campo da golf in italia, realizzato su iniziativa del Florence Golf Club che era composto in prevalenza da inglesi. Mentre nei primi del Novecento sui prati della villa si disputavano le prime partite di calcio; anche qui i pionieri erano alcuni inglesi residenti a Firenze, che nel 1898 avevano fondato il Florence Football Club. Durante la seconda guerra mondiale la villa fu danneggiata dai bombardamenti, mentre nel dopo guerra fu presa di mira dalla speculazioni edili. Infatti, l’area fu acquisita da una società che smantellò in parte la villa e sul suo antico parco vi edificò palazzi e condomini.
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Il loggiato in pietra della villa nel suo stato attuale di conservazione - Foto: wikipedia |
Dell’eleganza di quei luoghi oggi non rimane quasi niente. Solo delle piccole e rare testimonianze: il loggiato in pietra grigia (via Corteccia), gli ingressi laterali al parco (via San Donato) e una parte del corpo della villa che ospita officine e depositi, sebbene sia previsto un recupero di questi spazi, ma a scopo residenziale.
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L'antico ingresso alla parco della villa - Foto.wikipedia |
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