Il pievano Arlotto

Chiesa dei Pretoni, Via San Gallo)
““Avanti, c’è posto!“. Dice più o meno così l’iscrizione che fece incidere sulla sua tomba il pievano Arlotto, un buontempone che non si smentì neanche al congedo finale. Vissuto nell’Quattrocento, fu per sessant’anni parroco di una chiesetta a Pratolino, ma viaggiò a lungo per l’Europa come cappellano sulle navi mercantili fiorentine, incontrando papi e re. Tipo gioviale, battuta pronta, occhio lungo per gli affari, sapeva stare al mondo. Non fu uno stinco di santo, assecondava le sue debolezze di uomo e alla taverna andava volentieri. Furbo, come si usa dire mangiava il fumo alle schiacciate, se la cavava in ogni occasione. Si racconta che una sera a cena da Carlo de‘ Medici, legato apostolico in Toscana, ci fosse un vinello spettacolare. Il Pievano beveva di gusto tanto che i commensali si scambiavano occhiate divertite. Arlotto se ne accorse. “Sono venuto oggi da Pisa su per l’Arno - disse a un certo punto - con una barca che portava sale. Ho dormito su quei sacchi che mi hanno tanto risecco dentro, che non mi leverò la sede prima di otto giorni.” […]”-
(Silvia Lagorio, Corriere Fiorentino)

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