La prima edizione italiana di Topolino fu pubblicata a Firenze

“[…] Era il 1932 quando l’editore edicolante, fiorentino, Giuseppe Nerbini, decise di lanciarsi nell’avventura di dare alla luce la prima edizione italiana di Topolino, coinvolgendo Collodi nipote, ovvero Paolo Lorenzini, nipote, appunto, del creatore di Pinocchio. Al terzo numero il fumetto venne sostituito con Topo Lino a causa dei mancati diritti  d’autore. Tante in questi anni le storie ambientate a Firenze e in altre città. […] Messere Papero: era il 1983, e la prima tavola di Messer Papero e il ghibellino fuggiasco (n. 1425) vedeva Paperone e nipote volare sopra piazzale Michelangelo, in procinto di <<vivere una lunga avventura nel presente e nel passato>>.
Da lì, per sette uscite (con relative copertine dedicate alle tradizioni toscane), prese vita la storia del mercante di lana che, per aver dato rifugio all’Alighieri, fu esiliato da Firenze, e fuggì portandosi solo <<un barile d’acqua d’Arno>> che, in realtà, conteneva i suoi fiorini. Col pretesto dell’esilio, i paperi visitarono tutte le grandi città toscane. […]”
(Tratto da: Topolino a casa nostra, di Riccardo Mostardini, in il Corriere Fiorentino del 22 maggio 2013)

“[…] Per l’intuizione di Giuseppe e Mario Nerbini, che nel 1932, 80 anni fa, pubblicarono il primo numero di Topolino e due anni dopo dettero vita all’Avventuroso, una testata che rivoluzionò la comunicazione e linguaggio - “chi sei? Mandrake?“ - È che nell’Italia semi-analfabeta di allora vendeva qualcosa come 500.000 copie settimanali. Tutto iniziò con Topolino e poesia in rima baciata (le nuvolette arriveranno solo dopo). […] Era il Capodanno 1932 e il primo numero fu stampato in 30.000 copie facendo partire da via Faenza il fenomeno che ha influenzato la vita di tutti gli italiani […]. E la pubblicazione crebbe il numero di copie e nel successo. […] Le pressioni politiche però andarono di pari passo con il successo del fumetto e forse per questo il fascistissimo Mario Nrrbini, nel 1935, dopo 136 numeri, cedette la testata alla Mondadori che continuerà le pubblicazioni, eludendo il tentativo del regime di bloccarlo nel mio 1938 […]. Giuseppe Nerbini era stato un semplice edicolante, poi trasformatosi in distributore di giornali e quindi in editore e quando morì improvvisamente nel 1934, fu il figlio Mario che prese il timone dell’azienda e concretizzò il progetto dell’Avventuroso. Il nuovo albo fece conoscere Mandare, Flash Gordon, l’Uomo Mascherato, Cino e Franco e contribuì alla definitiva consacrazione del fumetto italiano, prima di essere ceduto nel 1943 anch’esso alla Mondadori. [...].”
(Mauro Bonciani - Corriere Fiorentino del 28 novembre 2012)

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