Le Arti maggiori
“Le Arti maggiori furono corporazioni artigiane che si
costituiscono a Firenze tra il XII e XIII secolo.
La rinascita economica che caratterizzo l’inizio del basso
Medievo portò ad uno straordinario sviluppo della produzione, dei traffici e di
ogni forma di attività. Il mondo della produzione e del commercio si avviò
verso forme di vita associata: la coincidenza degli interessi professionali dette
quindi vita alle Arti.
Coi primi decenni del Duecento l’organizzazione artigiana
iniziò a delinearsi e, dopo l’Arte dei Mercatanti (detta anche “di Calimala”,
esistente pare dal 1150), sui ha notizia certa dell’esistenza delle Arti del
Cambio, di Por Santa Maria, detta poi della Seta, dei Medici e Speziali, della
Lana, dei Giudici e Notai: alcune di esse, in particolare Mercatanti e quella
della Lana, assunsero forma capitalistica con interessi a larghissimo raggio.
Nel corso del Duecento si aggiunse l’Arte dei Vaiai e Pellicciai, raggiungendo
quel numero di sette, che fin quasi alla fine del secolo costituirono il gruppo
delle Arti maggiori. Queste furono lo strumento dell’affermazione economica e
finanziaria fiorentina nel mondo.
Le Arti maggiori fecero la grande industria, il grande
commercio d’importazione e esportazione, le grosse operazioni di banca; alcune
di esse (Mercatanti, Cambio, Lana) avevano un carattere prettamente
capitalistico e la vastità del capitale impiegato compensava largamente il
minor numero degli iscritti.
Le Arti maggiori, considerate come enti, avevano vita e
organizzazioni proprie, entrambe regolate dagli statuti. Questa la loro
organizzazione: i membri eleggevano un Consiglio composto da un certo numero di
Consoli, tra cui veniva eletto un Capo che curava tutti gli interessi
dell’Arte. Vasti erano i compiuti dei consoli, fra cui la rappresentanza
general dell’Arte, la quale aveva a sua volta diversi poteri in materia
economica e sui monopoli.
[…] L’ingresso nelle
Corporazioni era regolato da precise condizioni: essere figli legittimi di un
membro della stessa Arte, dare prova della propria abilità artigiana e pagare
una tassa. I membri erano generalmente divisi in Maestri (che possedevano le
materie prime e gli attrezzi, e vendevano le merci prodotte nella bottega), Apprendisti
e Garzoni. Ciascuna Arte aveva il proprio Statuto con pieno valore di legge, e
poteva emettere sentenze nelle controversi e tra i membri o tra questi e i loro
sottoposti. Le arti proteggevano i propri membri dalla concorrenza di altre
città o di persone non appartenenti alla Corporazione, e garantivano la qualità
del lavoro con un’attenta opera di supervisione sulle diverse botteghe; si
occupavano inoltre di organizzare l’orario di lavoro, stabilendo i giorni
festivi e alcuni servizi pubblici; alcuni disponevano di tribunali e corpi di
guardia.
[…] Ci furono però anche dei mestieri che non raggiunsero
mai la condizione di arte indipendente ma dovettero associarsi a quelle già
esistenti, come per esempio accadde nel caso dei pittori che normalmente si
iscrivevano all’Arte dei Medici e Speziali.
Dopo la metà del Duecento cominciarono a costituirsi LTRE
QUATTORDICI CORPORAZIONI, DETTE Arti Minori. Inizialmente erano tutte riunite e
confederate in un’unica associazione, con una rappresentanza in comune, ma dal
1266 in poi iniziarono ad assumere una propria identità specifica.
(Testo tratto da “Fragranze delle Arti Minori,
pubblicazione della farmacia SS. Annunziata)
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