La cucina nella Firenze romana

(Fonte Informatore Coop) - Testo di Roberto Di Ferdinando

Immagine tratta da Wikipedia

La Florentia del II° secolo d.c. aveva circa 10.000 abitanti, ed era una città ricca e prospera e tale ricchezza  si manifestava anche nella cucina che era molto varia negli ingredienti utilizzati: formaggi ovini, verdure, pani, schiacciate, torte di verdure e fritture di polpette e di pesci. Le famiglie patrizie di allora potevano permettersi cucine attrezzate e così mangiavano nelle loro dimore, ma, al contrario della moderne usanze, la gran parte della cittadinanza per mangiare doveva recarsi fuori casa. Non a caso, nella Florentia di allora era diffusa la presenza di taverne dove, con prezzi contenuti, era possibile mangiare spuntini oppure prendere cibi d’asporto. Si distinguevano le tabernae vinariae dove i clienti, in piedi, bevevano vino, spesso caldo, o il pipernum (vino, acqua, miele, spezie varie e pepe)accompagnandoli con uova sode, salse (moretum), olive o focacce; e le popinae che, invece, offrivano la possibilità di mangiare seduti anche a tavoli disposti all’aperto. Le popinae erano  caratterizzate da un bancone in marmo che presentava degli ampi fori contenitori e scaldati, dove, come in un moderno self service,  erano tenuti i cibi del giorno: polpette, pesce fritto o in umido, pasticci di carne, zuppe (minestra di laganum), legumi, il ‘caseum’ (il cacio…) che veniva offerto insieme a frutta fresca o secca, e il flan, un dolce caramellato fatto a base di latte. I piatti del giorno ed i prezzi erano segnati su delle tabelle di bronzo (tabulae).
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