Il baccalà alla fiorentina e il modo di dire: “restare come un baccalà!”


Testo di Roberto Di Ferdinando
Foto tratta da: www.breakfastintoscana.it

Il baccalà fa parte integrante della cucina fiorentina, tanto da esistere una modalità tipica di cucinarlo in tegame con salsa di pomodoro, cipolla, prezzemolo ed altre spezie (baccalà alla fiorentina). Nei secoli passati sulle tavole dei fiorentini era comune servire piatti a base di pesce, anche di mare. Infatti, il pesce proveniente da Livorno e Pisa, era trasportato utilizzando l’Arno, e sbarcato nei due porti fiorentini posti uno presso l’attuale Ponte alla Vittoria, l’altro dove oggi piazza Mentana si affaccia sul fiume. Il baccalà per il suo costo economico e la modalità di conservazione tramite salatura, era molto venduto a Firenze. Fino a poche decine di anni fa, percorrendo le strade di Firenze, dinanzi ai negozi di alimentari era consuetudine imbattersi in barili di legno che contenevano, stipati, filetti baccalà sotto sale. I baccalà si riconoscevano per la loro sagoma molto rigida, bloccata, tanto da divenire protagonisti di una tipica espressione gergale: “restare come un baccalà!”, per indicare il rimanere di sasso, fermo, senza parole, di una persona dinanzi ad un evento sorprendente od ad una rivelazione inattesa.
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