La vita a Firenze durante la guerra
“[….] Novoli, Rifredi, Peretola e Brozzi […] la condizione alimentare, grazie alla maggiore vicinanza dei campi e alla presenza di orti, sembrò essere meno drammatica di quella del centro cittadino, che proprio alle zone periferiche e alle campagne di rivolgeva per la ricerca di prodotti di consumo. […] I contadini della zona dovevano portare tutto ciò che avevano all’ammasso, dove i prodotti venivano immagazzinati per essere tenuti di scorta. In seguito, però, […] invece di dare dieci sacchi di grano al regime ne davano otto. Ciò che rimaneva era nascosto in alcune stanze che venivano murate o veniva venduto al mercato nero. […] <<Non c’era cibo anche se noi in famiglia avevamo messo da parte qualcosa, soprattutto riso “bucato”. Avevamo anche una specie di polverina per fare il brodo. All’epoca mangiavamo quello che ci capitava di cogliere nei campi, roba acerba e tralci di rovo con il sale. […]>>. […] <<Si era arrivati persino a mangiare farina di miglio e bestie morte da tempo. Il caffè si faceva con le ghiande>>. […]”
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