La Congregazione di San Martino detta dei “Buonomini” e il modo di dire “ridursi al lumicino”,
Articolo Pubblicato su Firenze Informa di Aprile-Maggio 2012
Testo e foto di Roberto Di Ferdinando
In Piazza San Martino, una piccola porta presso l’angolo con via Dante Alighieri permette l’accesso all’oratorio della Congregazione di San Martino detta dei “Buonomini”, una delle più antiche istituzioni benefiche di Firenze e che ancora oggi continua la sua attività di assistenza.
La Congregazione nasce il 1° febbraio del 1442 (ma a Firenze si era ancora nel 1441, in quanto il capodanno fiorentino cadeva il 25 marzo) per volere del frate domenicano, Sant’Antonino Pierozzi, allora priore di San Marco e successivamente Arcivescovo di Firenze. Nasce con una missione caritatevole, ma tacitamente anche politica, infatti si muoveva in aiuto ed assistenza ai “poveri vergognosi”, cioè a tutte quelle famiglie che, pur con un’estrazione benestante, erano cadute in disgrazia ed avevano perso le loro ricchezze ed i loro beni, ma in particolare dopo essere entrate in contrasto con Cosimo de’Medici, il potente signore illuminato della Firenze di allora. Famiglie che, dato il loro glorioso e ricco passato, si vergognavano a chiedere pubblicamente un aiuto, ed ecco giungere l’assistenza discreta della compagnia.
Nel 1479 alla Congregazione fu affidata la parte absidale della chiesa di San Martino del Vescovo, nell’omonima piazza, ed ancora oggi sede della compagnia dei Buonomini. In passato questa chiesa aveva ospitato delle corti di giustizia e nella Firenze e nel Granducato Toscano di quel periodo i magistrati ed i funzionari amministrativi erano chiamati “buonuomini”, da qui la Congregazione di San Martino o dei Buonomini. Non a caso oggi in Piazza San Martino, davanti all’oratorio, vi è la sede del Tribunale di Firenze.
Le regole che istituirono questa compagnia sono ancora alla base dell’attività dei Buonomini: nessun associato percepisce uno stipendio per la propria opera, si occupano di coloro che si vergognano della propria miseria e la compagnia non può avere alcuna proprietà (al di fuori della sede). Oggi i Buonomini sono 12, entrano nel sodalizio per cooptazione, sono di estrazione sociale varia e rimangono associati per tutta la vita. Non esiste una gerarchia interna, ogni mese, a rotazione, uno dei 12 è preposto pro tempore e coordina il lavoro. I loro nominativi non sono resi pubblichi così come quello dei sei Aiuti che assistono i Buonomini nelle loro attività e che diventano procuratori quando uno si dimette o viene a mancare. La città è divisa in sei sesti (santo Spirito, San Giovanni, Sant’Ambrogio, San Giorgio, Santa Maria Novella, Santa Croce) ed ad ciascun sesto sono assegnati due Buonomini e un Aiuto.
Periodicamente i Buonomini si riuniscono e analizzano le richieste di assistenza che sono lasciate nell’apposita buca “per le istanze” posta al lato sinistro dell’ingresso dell’oratorio. Il destinatario dell’aiuto deve essere un cittadino fiorentino residente in città da almeno 10 anni, deve dimostrare dignità decoro, moralità e ordine e per qualche ragione ha perso o ha visto ridursi la fonte del proprio sostentamento. Il bisognoso è assistito economicamente, infatti i doni in natura non sono più distribuiti dal 1853. Le risorse la Congregazione, che non può possedere, accumulare, capitalizzare, né avere rendite fisse, le ottiene ricevendo donazioni di soldi, beni immobili, case, terreni, lasciti in eredità che subito sono monetizzati. Spesso queste donazioni sono lasciate direttamente nella buca “limosine per li poveri vergognosi di S. Martino”, posta a destra dell’ingresso principale. Una volta deciso l’intervento di aiuto, è compito di uno dei Buonomini di quella zona consegnare la somma a casa dell’assistito per evitargli la vergogna di farlo sapere.
E’ usanza che quando la Congregazione non può disporre di risorse, che i Buonomini accendano una candela alla finestra della sede per avvertire i fiorentini della necessità di offerte. Da questo gesto nasce il modo di dire “ridursi al lumicino”, per indicare una forte difficoltà economica.
Oggi l’oratorio della Congregazione di San Martino è stato restaurato ed è possibile ammirare, con ingresso gratuito, lo splendore degli affreschi che lo decorano; un ciclo pittorico opera della bottega di Domenico del Ghirlandaio (1480-85). Oltre alle due storie del santo protettore, San Martino di Tours (il santo per eccellenza dei poveri, colui che divise il proprio mantello con un mendicate trovato quasi completamente nudo lungo la strada che stava percorrendo), ripropone le attività caritative svolte dai Buonomini. Le attività si ispirano alle tradizionali opere di Misericordia, ma sono illustrate nei modi con cui la Congregazione le metteva in atto: visita ad una famiglia bisognosa, concessione della dote, distribuzione di cibo e bevande, distribuzione degli abiti, visita di una puerpera, riscatto di un carcerato per debiti, pagamento del soggiorno di pellegrini e seppellimento di un defunto.
RDF
Testo e foto di Roberto Di Ferdinando
In Piazza San Martino, una piccola porta presso l’angolo con via Dante Alighieri permette l’accesso all’oratorio della Congregazione di San Martino detta dei “Buonomini”, una delle più antiche istituzioni benefiche di Firenze e che ancora oggi continua la sua attività di assistenza.
La Congregazione nasce il 1° febbraio del 1442 (ma a Firenze si era ancora nel 1441, in quanto il capodanno fiorentino cadeva il 25 marzo) per volere del frate domenicano, Sant’Antonino Pierozzi, allora priore di San Marco e successivamente Arcivescovo di Firenze. Nasce con una missione caritatevole, ma tacitamente anche politica, infatti si muoveva in aiuto ed assistenza ai “poveri vergognosi”, cioè a tutte quelle famiglie che, pur con un’estrazione benestante, erano cadute in disgrazia ed avevano perso le loro ricchezze ed i loro beni, ma in particolare dopo essere entrate in contrasto con Cosimo de’Medici, il potente signore illuminato della Firenze di allora. Famiglie che, dato il loro glorioso e ricco passato, si vergognavano a chiedere pubblicamente un aiuto, ed ecco giungere l’assistenza discreta della compagnia.
Nel 1479 alla Congregazione fu affidata la parte absidale della chiesa di San Martino del Vescovo, nell’omonima piazza, ed ancora oggi sede della compagnia dei Buonomini. In passato questa chiesa aveva ospitato delle corti di giustizia e nella Firenze e nel Granducato Toscano di quel periodo i magistrati ed i funzionari amministrativi erano chiamati “buonuomini”, da qui la Congregazione di San Martino o dei Buonomini. Non a caso oggi in Piazza San Martino, davanti all’oratorio, vi è la sede del Tribunale di Firenze.
Le regole che istituirono questa compagnia sono ancora alla base dell’attività dei Buonomini: nessun associato percepisce uno stipendio per la propria opera, si occupano di coloro che si vergognano della propria miseria e la compagnia non può avere alcuna proprietà (al di fuori della sede). Oggi i Buonomini sono 12, entrano nel sodalizio per cooptazione, sono di estrazione sociale varia e rimangono associati per tutta la vita. Non esiste una gerarchia interna, ogni mese, a rotazione, uno dei 12 è preposto pro tempore e coordina il lavoro. I loro nominativi non sono resi pubblichi così come quello dei sei Aiuti che assistono i Buonomini nelle loro attività e che diventano procuratori quando uno si dimette o viene a mancare. La città è divisa in sei sesti (santo Spirito, San Giovanni, Sant’Ambrogio, San Giorgio, Santa Maria Novella, Santa Croce) ed ad ciascun sesto sono assegnati due Buonomini e un Aiuto.
Periodicamente i Buonomini si riuniscono e analizzano le richieste di assistenza che sono lasciate nell’apposita buca “per le istanze” posta al lato sinistro dell’ingresso dell’oratorio. Il destinatario dell’aiuto deve essere un cittadino fiorentino residente in città da almeno 10 anni, deve dimostrare dignità decoro, moralità e ordine e per qualche ragione ha perso o ha visto ridursi la fonte del proprio sostentamento. Il bisognoso è assistito economicamente, infatti i doni in natura non sono più distribuiti dal 1853. Le risorse la Congregazione, che non può possedere, accumulare, capitalizzare, né avere rendite fisse, le ottiene ricevendo donazioni di soldi, beni immobili, case, terreni, lasciti in eredità che subito sono monetizzati. Spesso queste donazioni sono lasciate direttamente nella buca “limosine per li poveri vergognosi di S. Martino”, posta a destra dell’ingresso principale. Una volta deciso l’intervento di aiuto, è compito di uno dei Buonomini di quella zona consegnare la somma a casa dell’assistito per evitargli la vergogna di farlo sapere.
E’ usanza che quando la Congregazione non può disporre di risorse, che i Buonomini accendano una candela alla finestra della sede per avvertire i fiorentini della necessità di offerte. Da questo gesto nasce il modo di dire “ridursi al lumicino”, per indicare una forte difficoltà economica.
Oggi l’oratorio della Congregazione di San Martino è stato restaurato ed è possibile ammirare, con ingresso gratuito, lo splendore degli affreschi che lo decorano; un ciclo pittorico opera della bottega di Domenico del Ghirlandaio (1480-85). Oltre alle due storie del santo protettore, San Martino di Tours (il santo per eccellenza dei poveri, colui che divise il proprio mantello con un mendicate trovato quasi completamente nudo lungo la strada che stava percorrendo), ripropone le attività caritative svolte dai Buonomini. Le attività si ispirano alle tradizionali opere di Misericordia, ma sono illustrate nei modi con cui la Congregazione le metteva in atto: visita ad una famiglia bisognosa, concessione della dote, distribuzione di cibo e bevande, distribuzione degli abiti, visita di una puerpera, riscatto di un carcerato per debiti, pagamento del soggiorno di pellegrini e seppellimento di un defunto.
RDF
Piazza San Martino, l'ingresso della Congregazione di San Martino o dei Buonomini |
Congregazione dei Buonomini: la buca delle donazioni |
Congregazione dei Buonomini: la buca delle istanze |
Grazie di questo bell'articolo che parla della nostra Firenze nascosta
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