IL GIOVANE MICHELANGELO IN CAMMINO VERSO SETTIGNANO

Foto tratta da: www.casabuonarroti.it/
"[...] [Michelangelo Buonarroti] Alzatosi senza far rumore, s'infilò i corti calzoni, il farsetto, i sandali, e uscì di casa. Prese per via dell'Anguillara e svoltando per strade innaffiate e lavate di fresco raggiunse piazza Santa Croce, dove la chiesa dei Francescani si ergeva con i suoi grezzi muri di mattoni. Passando davanti alla loggia aperta su un lato, colse con lo sguardo il profilo del sarcofago di Nino Pisano, sostenuto dalle quattro figure allegoriche. Deviò a sinistra in via del Fosso, tracciata al limite delle mura cittadine; oltrepassò le carceri, poi la casa appartenente al nipote di Santa Caterina da Siena e infine, al Canto delle Rondini, una famosa bottega di speziale. Indi svoltò in via Pietrapiana che conduceva, attraverso piazza Sant' Ambrogio, nella chiesa dov'erano sepolti due grandi scultori: il Verrocchio e Mino da Fiesole. Dalla piazza prese per Borgo la Croce e infilò poi via Pontassieve, in capo alla quale giunse all'Affrico, un affluente dell'Arno dalle verdi rive alberate e folte di vegetazione. Attraversata la via Piagentina arrivò a Varlungo, piccolo grappolo di case sul sito di un antico guado romano; poi, prendendo ancora una volta a sinistra, sali verso Settignano. Camminava da un'ora. L'alba invase il cielo, calda e luminosa. Egli si soffermò sul pendio a guardare le tondeggianti colline toscane che emergevano dal buio sonno. Poco lo interessavano le bellezze della natura che conquistavano tanto i pittori: gli scarlatti papaveri in mezzo al grano verdeggiante, le file di quasi neri cipressi. No, egli amava la valle dell'Arno perché era tutto un paesaggio scultorio sbozzato e rifinito dalla mano di Dio, con quelle liriche linee di colli disegnate con arte suprema [...]. Ed eccolo a Settignano: una dozzina di case raggruppate intorno; qui erano cresciute le generazioni di lavoratori della pietra che avevano costruito Firenze. Il borgo distava appena due miglia dalla città del giglio e sorgeva sulla prima altura al disopra della valle, in posizione quindi da rendere agevole il trasporto. Delle colline che circondavano Settignano, si diceva che avevano un cuore di pietra e un seno di velluto. [...]"

(Irving Stone, Il tormento e l'estasi - Il romanzo di Michelangelo)

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