Pietro Leopoldo e Livia Raimondi

Casino della Livia (Roberto Di Ferdinando)

“Nel Settecento, tramontata la dinastia medicea, il governo del Granducato di Toscana fu assunto dalla famiglia Asburgo-Lorena che iniziò qui a regnare al tempo di Francesco Stefano di Lorena, marito dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria; essi visitarono insieme una sola volta Firenze nel 1739, non potendo trattenersi più a lungo. Dopo un lungo periodo di Reggenza dobbiamo aspettare il 1765 per
avere nuovamente la presenza stabile del Granduca regnante a Firenze, cioè quando Pietro Leopoldo, figlio della coppia imperiale. Inizia la sua duratura permanenza in città accompagnato dalla sposa Maria Luisa Borbone. A Pietro Leopoldo  però una sola sposa non bastava e così ebbe varie amanti, tanto che si racconta che la Granduchessa, uscendo a passeggio con i figli, li invitasse a salutare gli
altri bambini perché forse loro fratelli. Fra le varie relazioni amorose di Pietro Leopoldo, di solito ricordato solo per le importantissime riforme economiche e politiche in Toscana, la più celebre quella con la ballerina romana Livia Raimondi. Le circostanze che li avevano fatti incontrare erano davvero particolari: Livia era stata fischiata mentre si esibiva di fronte a degli studenti pisani e per questoandata a chiedere sostegno al Granduca, il quale era stato subito rapito dalla sua bellezza. Alla sua amante Pietro Leopoldo non fece mancare gioielli, vestiti eleganti, porcellane e libri (non dimentichi che il granduca era un grande estimatore degli Illuministi francesi).
Il loro rapporto sereno, iniziato nel 1786 e rallegrato dalla nascita del figlio, Luigi, nel 1788, venne improvvisamente turbato dai fatti interni della politica internazionale: il fratello di Pietro Leopoldo, l’Imperatore Giuseppe II era morto e il granduca doveva lasciare la sua amata Toscana per diventare imperatore d’Austria al suo posto, col nome di Leopoldo II. Livia fu invitata a trasferirsi a Vienna ma la sua vita lì non fu più serena. Aveva deciso di tornarsene in Italia quando, nel 1792, Pietro Leopoldo morì e il nuovo imperatore Francesco le strappò il piccolo Luigi, suo
fratellastro, perché crescesse in Austria mentre Livia venne rimpatriata. Il bambino negli anni venne educato da militare e combatté nelle guerre antinapoleoniche.
Si sono conservate molte lettere indirizzate da Luigi alla madre, scritti che esprimono il desiderio del giovane di poter rincontrare Livia a Firenze.
Questo incontro non potè mai avvenire: egli si ammalò all’inizio del 1814 e morì il 2 luglio dello stesso anno, non prima di essere almeno riuscito a inviare alla madre una ciocca dei capelli e chiedendogliene a lei in cambio una delle sue. Di questo intreccio di vite a Firenze rimane, a duratura memoria, la casa in cui la madre e il piccolo vissero insieme così pochi anni, l’elegante palazzina situata all’angolo tra via degli Arazzieri e Piazza San Marco, oggi circolo Ufficiali, ricordata come il Casino della Livia.”
(Tratto da: Pietro Leopoldo e Livia Raimondi, di Samuele Magri, in Florence is you, aprile 2016)

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