La tomba di Dante a Ravenna
Nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 Dante, colpito da febbri malariche, si spense a Ravenna. Celebrate le esequie nella basilica di San Francesco, lì si depose il corpo in un sarcofago di marmo collocato all’interno di una cappellina, dedicata alla Madonna. Nel 1483 Bernardo Bembo commissionò a Pietro Lombardi la ricostruzione della Cappella che fu spostata sul lato ovest di uno dei chiostri del convento di San Francesco. Da qui, praticando un’apertura sulla parete, i Francescani riuscirono a sottrarre le ossa dell’Alighieri dalle mani di quanti, inviati e autorizzati da Papa Leone X, nel 1519 si erano recati a Ravenna per recuperare i resti del poeta e portarli a Firenze. Alla fine del Settecento, il cardinale Luigi Valenti Gonzaga commissionò la costruzione della nuova tomba di Dante a Camillo Morigia. Quando poi, nel 1810, per effetto delle leggi napoleoniche il Convento fu soppresso, i frati provvidero a seppellire i resti di Dante, custoditi nella cassetta dove padre Antonio Sarti li aveva racchiusi nel 1677, in una porta murata dell’attiguo oratorio nel cosiddetto “Quadrarco di Braccio forte”. Solo nel corso dei restauri dell’edificio del 1865 quei resti furono ritrovati e ricollocati nel sarcofago originario dove tuttora riposano”
(Tratto da: Agenda Letteraria Dante Alighieri 2013, a cura di Gianni Rizzoni)
(Tratto da: Agenda Letteraria Dante Alighieri 2013, a cura di Gianni Rizzoni)
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