Giovan Carlo de’Medici, principe impresario
“[…] Dal
Cinquecento in poi […] non c’era famiglia governante che non volesse adornarsi
di un teatro, preferibilmente di corte e individuato dunque nel palazzo del
potere; oppure collocato al di fuori del tessuto urbano. In questo curioso
intreccio, nella città di Firenze spicca la figura di Giovan Carlo de’Medici,
figlio secondo genito maschio del Granduca Cosimo II e di Maria Maddalena d’Austria.
Mentre il fratello Ferdinando II veniva avviato ai fasti del Granducato, Giovan
Carlo pareva destinato alla carriera militare, obiettivo ben presto virato
verso l’ottenimento della veste cardinalizia […]. Non molti anni prima in via
de’ Benci, nel palazzo Bardi, l’omonima Camerata aveva elaborato gli stilemi del recitar
cantando, quel cadenzare la parlata corrente per adattarla al canto che
rappresentò il primo sorgere del melodramma. In Firenze le applicazioni furono
particolarmente fiorenti, soprattutto nell’ambiente della corte che si avvaleva
del Teatro degli Uffizi, e Giovan Carlo fu iniziato presto a quel piacere che
per lui rappresentò poi una vera e propria occupazione. Mentre la Commedia dell’Arte
dava i suoi frutti più maturi, e iniziava a trovare anche fisse basi in teatri
in muratura, il melodramma cercava nuovi spazi. […] Giovan Carlo […] già
protettore della Compagnia dei Concorsi, che dava i propri spettacoli in uno
standone di via del Cocomero (oggi Ricasoli, dove sorge il teatro Niccolini),
fu dalla parte dei neonati Immobili quando i Concorsi non furono più concordi e
si scissero in due diverse Accademie. Usò la propria influenza per farsi dare
un terreno sul quale sorgeva un fabbricato industriale in disuso, un tiratolo
dell’Arte della Lana […] tra le odierne vie Bufalini, del castellaccio, degli
Alfani e della Pergola. Mandò il suo architetto di fiducia, il Tacca che era
poi uno scultore, in giro per i teatri del nord a saggiare le forme, e quando
egli fu di ritorno gli commissionò uno “stanzone” come non se ne erano mai
visti, circondato dal ordini di palchi sovrapposti. […] Si codificò così la
forma del “teatro all’italiana”, o a palchi sovrapposti per l’appunto […].”
(Tratto da: Giovan
Carlo de’Medici, principe impresario, di Riccardo Ventrella, in Quaderni – I Quaderni
della Pergola, n. 8)
Commenti
Posta un commento