Pittura e stregoneria
“[…] collegare ancor più strettamente la pittura all’arte degli stregoni. Si danno ancora ipotesi disparate e inconciliabili su come fu introdotta e diffusa in Italia la tecnica della pittura ad olio. Ingenui scrittori ne parlano come di una qualche pozione o filtro magico capace di garantire la bellezza, o meglio, l’incanto a un dipinto. I pittori erano iscritti all’Arte degli Speziali, perché, come gli speziali e i farmacisti, componevano pigmenti e polveri da spezie importate, secondo formule segrete. Coin la scoperta della prospettiva , anch’essa scienza magica dei numeri, la pittura diventò sempre più negromantica, soprattutto a Firenze dove ogni cosa era spinta agli estremi. Geni come Paolo Uccello e Piero della Francesca, che si dedicarono a studi di prospettiva, neglessero la loro opera per inseguire questa fata morgana. Piero, che fece il suo tirocinio a Firenze sotto Domenico Veneziano, consacrò gli ultimi anni di vita a scrivere trattati matematici. Come Paolo, egli morì oscuro e abbandonato – nella cittadina di san Sepolcro dov’era nato. Anche lui era stato affascinato dai mazzocchi, dai calici, dalle coppe, dai coni. […]”
(Mary McCharty, Le pietre di Firenze, 1956)
(Mary McCharty, Le pietre di Firenze, 1956)
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