Quel cappello che nacque a Firenze da un misterioso fatto di cronaca
Testo di Roberto Di Ferdinando
(fonte: Storia & storie di Toscana)
immagine tratta da: www.vicenzainlibreria.it |
Tra fine ed Ottocento e fino alla metà del secolo scorso il
cappello “alla Lobbia”, l’elegante copricapo di feltro, con l’ala rialzata e dall’inconfondibile
piega centrale, ebbe un grande successo internazionale, tanto da essere sulle
teste dei personaggi più famosi di quel periodo. Meno nota è l’origine della
sua nascita, che avviene nella Firenze Capitale e per un fatto di cronaca tutt’oggi
molto misterioso. Vicenda ripresa anche dal famoso giornalista del Corriere
della Sera, Gian Antonio Stella, nel suo
libro: “I misteri di via dell’Amorino” (Edizioni Rizzoli). Infatti, Lobbia è una persona, Cristiano Lobbia
(1826-1876), ed è il protagonista di questa vicenda. Cristiano Lobbia era un
ingegnere di Asiago, fedelissimo di Garibaldi, aveva partecipato alla
spedizione dei Mille, poi maggiore dei bersaglieri e quindi parlamentare della
Sinistra storica.
Siamo nel 1869, Firenze è capitale del Regno e quindi sede
del Parlamento; Lobbia siede sugli scranni dell’emiciclo e proprio da qui, nel
giugno di quell’anno, denuncia un giro
di tangenti riguardo il Monopolio dei Tabacchi che coinvolge numerosi
parlamentari, annunciando la pubblicazione delle prove. Il parlamento del Regno
approva la composizione di una commissione d’inchiesta e chiama a testimoniare
Lobbia per il 16 di giugno, ma questi non potrà presentarsi, infatti, nella
notte tra il 15 ed il 16 di quel mese, il parlamentare è vittima di un agguato
in via dell’Amorino: un colpo di pistola lo raggiunge al braccio, e una
bastonata sulla testa, ma il copricapo che indossa attenua la forza del colpo. Lobbia
è ferito, ma non gravemente; il grave episodio, alla luce della sua denuncia in
parlamento, fa subito infuriare polemiche e manifestazioni in tutta Italia a
sostegno dell’onorevole e contro il malaffare della politica. Ma passati alcuni
giorni iniziano i primi sospetti, tanto che le indagini si conclusero accusando
Lobbia di aver messo in scena l’agguato per fini personali. Lobbia fu processato
e condannato per simulazione di reato, condanna confermata in Appello. Ma
alcune settimane dopo la Cassazione annullerà la sentenza per mancanza di prove
restituendo così l’onore all’eroe garibaldino. Nel frattempo che la polemica
politico-giudiziaria montava in quell’autunno del 1869, un commerciante di
cappelli di via Calzaiuoli, Oreste Giugni, ebbe la fortunata idea di esporre in
vetrina una novità assoluta in tema di copricapo: un cappello di feltro con la
piega centrale, ma ancor più fortunata fu la scelta del nome: cappello “alla
Lobbia” (a ricordare il segno del bastone). Fu un successo incredibile che si
estese da lì a poco da Firenze a tutto il mondo.
RDF
Autore: GIAN ANTONIO STELLA
Titolo: I MISTERI DI VIA DELL'AMORINO
Editore: RIZZOLI
Collana: SAGGI
Pagine: 288
Anno prima edizione: 2012
I Misteri di via dell'Amorino
"Come in un feuilleton d’altri tempi, sullo sfondo di Firenze
negli anni in cui era capitale, tra le quinte di un mondo politico affaristico
e corrotto, si muovono faccendieri e maîtresse, nobildonne prussiane e monaci
rinnegati, spadaccini e ricattatori, magistrati integerrimi e giudici servili,
patrioti idealisti e viscidi voltagabbana, povere peripatetiche divorate dalla
sifilide e giornalisti dalla penna avvelenata. Intrighi, violenze, omicidi.
Gian Antonio Stella riapre il giallo della Regìa Tabacchi, «la madre di tutte
le tangenti». Un romanzo serrato e incalzante che racconta, attingendo ai
documenti originali, una storia così avvincente che pare inventata e invece è
drammaticamente vera. Al centro di tutto, la storia di un uomo perbene
innamorato pazzo dell’Italia e tradito nelle sue speranze e nei suoi sogni. Un
uomo al quale finalmente viene restituito l’onore".
(testo tratto da: www.rizzoli.it)
(testo tratto da: www.rizzoli.it)
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