La numerazione civica nella Firenze antica

Articolo Pubblicato sul mensile Firenze Informa nel 2005
Testo di Roberto Di Ferdinando

La numerazione civica degli edifici in Firenze fu avviata solo in tempi relativamente recenti. Infatti fino al XVII° secolo le case ed i palazzi cittadini erano individuati sulla base del nome della famiglia proprietaria, oppure perché posti nelle vicinanze di un luogo d’interesse pubblico (monumento, chiesa, palazzi del potere, luoghi di ritrovo ecc…).
Intorno al Seicento quindi, in seguito ai decreti del Concilio di Trento (1545-63) che stabilivano che le parrocchie dovevano tenere un Registro degli stati d’anime, i sacerdoti avviarono il primo censimento delle case in città, un censimento comunque ancora molto approssimativo. Si dovette così aspettare il 1809 perché l’amministrazione cittadina decidesse di effettuare una registrazione ufficiale degli edifici, attribuendo loro dei numeri identificativi. Si ricorse però ad un complicato sistema che faceva partire la numerazione da Palazzo Vecchio (numero civico 1) per poi progredire più che ci si allontanava dal centro, arrivando così ad un numero civico superiore all’8000 per alcuni palazzi in prossimità delle mura. A Palazzo Pitti, sede del Granduca, non fu invece attribuito alcun numero.
Nel 1865, con il trasferimento a Firenze della capitale del Regno d’Italia e l’ampliamento della città, fu  deciso che la numerazione fosse fatta strada per strada. La delibera comunale stabiliva, com’è tutt’oggi, che nelle strade parallele al fiume si attribuissero i numeri progressivi ai vari portoni partendo da monte verso valle, con i numeri pari a destra; mentre nelle piazze si cominciasse in progressione sulla sinistra.
Nel 1861 invece, in base alla legge nazionale sul primo censimento della popolazione, fu deciso che ogni strada dovesse avere un solo nome per tutta la sua lunghezza, e non più, come era tradizione, da angolo (canto) ad angolo.
RDF

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