La Chiesa di Ricorboli e il suo rione

“[…] La zona dove si trova attualmente il rione di Ricorboli fu attraversata fino dall'antichità da strade per quei tempi molto importanti perché collegavano Firenze con il Valdarno, con Arezzo, con Perugia e quindi con Roma.
Senza menzionare alcuni itinerari etruschi che solo marginalmente interessano il territorio preso qui in esame, bisogna invece prendere in considerazione alcune strade romane, essenziali per gli spostamenti di quell'epoca.
La via Cassia Vetus (del II secolo a.C.) entrava nella nostra zona a Bagno a Ripoli, proseguiva per San Pietro a Ripoli = Sorgane = Badia a Ripoli = ospizio chiamato Spedaluzzo (attuale via di Ripoli n. 201) =Bandino.
La via Cassia Adrianea, voluta dall'imperatore Adriano nel 123 d.C., arrivava dal Chianti, passava da Grassina e da Ponte a Ema, poi si incuneava nella depressione naturale corrispondente all'attuale località "Diacceto" (sulla via Chiantigiana), girava decisamente verso Ovest e, dopo aver percorso le odierne via San Marcellino e via del Paradiso, si collegava al Bandino con la summenzionata via Cassia Vetus. Nei primi anni del 1800 il Bandino era un borghetto che contava circa 40 abitanti. Ciò per dire che siamo in aperta campagna e che le abitazioni erano case sparse ed isolate fra loro.
Siamo comunque in quella campagna che, resa fertile dall'acqua dell'Arno e del Bisarno, sarà definita il "Pomario di Firenze" e produrrà ortaggi e frutta fin verso la metà del 1900. Non a caso c'era il detto "ricco è chi possiede un podere nel pomaio di Firenze!".
Per tornare al nostro itinerario, dal Bandino la strada ricalcava l'odierno tracciato di via di Ripoli passando dall'Albergaccio (via di Ripoli n. 153) dove c'era lo spedale degli Incurabili; poi da una "stazione di sosta" che serviva per il riposo dei viandanti e per il cambio dei cavalli e dei postiglioni (via di Ripoli n. 98 e n. 96, attuale sede dell'A.S.L.); dal monastero di Sant'Jacopo a Ripoli detto popolarmente il Santo Nuovo con annesso oratorio ed ospizio (Via di Ripoli n. 92, oggi c'è l'Istituto Gualandi); da un Oratorio inglobato nell'attuale Istituto del Merlo Bianco (via di Ripoli n. 82); dalla Mattonaia (via di Ripoli n. 55) che era un gruppo di case con un alberghetto adiacente ad alcune fornaci per laterizi. Dalla Mattonaia, che è stata in funzione fino al 1940 circa e nei cui pressi è ancora visibile il cippo miliare indicante un miglio di distanza dalla città, l'itinerario entrava nella zona più vicina a Ricorboli occupando il gradino naturale posto tra il Bisarno e la collina degradante da Rusciano.
Lungo le attuali via C. Salutati, via Ser Ventura Monachi, via della Fornace, Porta San Niccolò e via dei Bardi, la strada arrivava all'altezza della spalla meridionale del Ponte Vecchio che allora era situato più a monte rispetto alla posizione attuale. Qui si innestava in un trivio stradale di notevole importanza perché in direzione ovest si andava verso Pisa ed il Mar Tirreno, in direzione sud verso Siena e la via Francigena e in direzione nord verso l'Appennino e Bologna.
Tornando al territorio della Parrocchia di Ricorboli c'è da tener presente che da Ponte a Ema, sulla via Cassia Adrianea, si staccò in un secondo momento una scorciatoia che arrivava a Ricorboli in minor tempo anche se mediante un percorso non certamente agevole: c'era da superare la salita (o la discesa) del colle dei Moccoli! Questa scorciatoia, che corrisponde all'attuale via Benedetto Fortini, passava dal Borghetto, dalla Badiuzza a Fabroro (attuale Chiesa di Santa Maria e Santa Brigida al Paradiso); al n. 40 si incontra la villa del Larione o villa Acqua Rinfusa per un'abbondante sorgente proveniente dal colle di Montici. Al n. 30 c'è villa Il Ficalbo (ora villa Il Tasso). Dopo il bivio per Santa Margherita a Montici la strada arriva a Ricorboli mediante la discesa chiamata "Erta dei capperi" lasciando a destra (n. 37) la villa di Rusciano che dopo la guerra del 1915/18 fu assegnata dal governo agli orfani di guerra (Vittorio Veneto). A sinistra, al n. 18, si incontra la villa Medici - Del Vascello che ha mantenuto il nome del generale garibaldino Giacomo e che nel corso dei secoli è stata rimaneggiata in stile tedesco o inglese, secondo il gusto dei vari proprietari. Infine, al n. 6, c'è la villa Miramonte che nel 1400 apparteneva al lebbrosario di Sant' Eusebio e poi all'Arte dei Mercanti.
Gli itinerari finora descritti furono gli unici fino al 1770 circa quando fu tracciata la strada Aretina, detta anche "Regia" in quanto costruita e mantenuta a cura dello Stato. Questo nome fu usato fino al 1904 quando la strada fu chiamata via di Ripoli, che allora comprendeva anche l'attuale via Orsini.
Per quanto riguarda il territorio di Ricorboli questa strada partiva dalla piazza della Barriera (attuale piazza Ferrucci), si dirigeva verso l'attuale piazza Ravenna e verso la Nave a Rovezzano lungo lo "stradone del Castelli" (odierna via Villamagna), costeggiando il Casone dell'Anconella. Questa villa, appartenente alla famiglia Castelli, passò al ministro Fossombroni e poi al Comune di Firenze che ci costruì gl'impianti dell'acquedotto. Lungo questa strada, in corrispondenza con l'attuale bivio fra via Orsini e via di Ripoli, c'era una colonna che poi darà il nome a tutto il rione. Essa altro non era che un pilastro, a sezione triangolare, posto nel mezzo del bivio, che aveva la funzione di indicare la direzione delle tre strade che lì si incontrano.
Diventò necessario costruire lungo queste strade luoghi adatti per pregare (Badie o semplici oratori) e luoghi predisposti per rifocillarsi, riposarsi e per curare tutte quelle malattie o ferite causate ai viandanti dal cammino per giorni interi su strade sassose e polverose, e da una alimentazione non certamente adeguata alla fatica sopportata.
Dal latino "hospes" deriva la parola italiana "ospizio" e se si tiene presente che a quei tempi l'ospitalità e la carità erano sacre e che l'"ospite" era considerato come Cristo, si capiscono i motivi per cui esistevano tanti ospizi su un percorso relativamente breve come quello preso qui in considerazione. Per quanto riguarda l'ampiezza, si andava da ospizi piuttosto grandi come quello del Bigallo (fra la Fonte e l'Apparita, sopra Bagno a Ripoli) "che era dotato di 27 letti: 12 per gli uomini, 6 per le donne, 6 per i forestieri, 2 per preti viandanti, 1 per romei", a quello di Spedaluzzo (via di Ripoli) che era piuttosto modesto: "tre letti d'albero con saccone, lenzuola, un coltrone azzurro per ciascuno, una tavola d'albero salvatica". Questo ospizio si trovava in via di Ripoli sull'angolo col viuzzo delle Lame, oggi via Albania.
E proprio dove è ubicata l'attuale chiesa di Ricorboli una Bolla del 1184 da parte del Papa Lucio III documenta l'esistenza di un eremitaggio affidato alle Suore Benedettine e di uno spedale chiamato Sant'Andrea del Rio (Corbulo) sorto sotto il patronato della famiglia Mozzi. Esistono vari documenti che comprovano l'esistenza a Ricorboli di un luogo adatto per ospitare, o per fermarsi a pregare: nel 1200 già esisteva un romitorio con annesso oratorio dedicato alla Madonna. Nel 1308 Tommaso de' Mozzi lascia un podere allo si sale di Ricordi " deché si preghi per l'anima nel 1373 l'oratorio fu affidato alle suore del monastero di Monte Domini, in seguito allontanate perché "non si comportavano in modo conforme alla Loro regola". Nella seconda metà del 1400 Papa Eugenio IV affidò i locali alle Suore Agostiniane che dedicarono l'oratorio alla Madonna e resero agibile il preesistente oratorio. Lo spedale di Ricorboli doveva essere piuttosto modesto: i documenti dell'epoca scrivono infatti che "in esso dovevano esserci sempre almeno due letti pronti per il ricovero dei viandanti e dei bisognosi". Nel 1446 l'oratorio e l'ospizio passarono sotto il patronato della famiglia Bardi (originaria di Vernio) che, nel 1448, ne iniziarono l'ampliamento avendo come scopo principale quello di "lodare e servire la Madonna". Inizia così a prender forma la chiesa di Ricorboli. […].

La vecchia chiesa e l'istituzione della parrocchia
Fu costruita alla fine del 1700 sulla preesistente chiesetta patrocinata dai Bardi. Era disposta parallelamente all'attuale strada, con l'ingresso e la facciata a nord. Come attuale segno del vecchio ingresso è rimasto il portone murato dall'interno a sinistra del n. 7 di via Marsuppini. L'interno era ad una navata con tre cappelle, una davanti al presbiterio e le altre due una di fronte all'altra nella navata. Quest'ultima occupava grosso modo lo spazio dove ora c'è il piazzaletto lastricato e gli spazi erbosi compresi tra la cancellata e i sette gradini che portano alla chiesa. Entrando (idealmente)
nella chiesa, nella 1ª cappella a sinistra c'era un altare di marmo dedicata allo Sposalizio della Madonna con San Giuseppe, mentre nella parete a destra c'era un tabernacolo che conservava, coperta da drappi, l'immagine della Madonna del Rosario. Seguivano due confessionali incassati nel muro. Salendo un gradino si entrava nel presbiterio diviso dalla platea con una balaustra in legno, mentre l'altar maggiore era sollevato su tre gra-dini. Era dedicato alla Natività della Madonna e un tabernacolo conteneva un'immagine della Vergine con il Bambino Gesù. Ai lati del presbiterio c'erano due porte, una che portava alla sacrestia e l'altra alla Cappella Mortuaria. La 3ª cappella era nella navata a destra guardando l'altar maggiore ed era dedicata alla Madonna dei Sette Dolori.
Di fronte all'altar maggiore c'era un organo donato dalle suore del Convento dello Spirito Santo alla Costa San Giorgio. Sotto erano sistemate le panche riservate al Governatore e al Correttore della Confraternita.
C'era anche una nicchia che conservava 1l simulacro del Crocifisso usato dalla Confraternita laicale durante le processioni nelle strade della parrocchia.
Il campanile che c'è ora appartiene a questa vecchia chiesa; non fu demolito quando fu costruita quella attuale.
Il territorio di Ripoli stava cambiando da zona di passaggio a zona dove le persone, sempre più nume-rose, si fermavano per risiedervi. Per questa ragione il 17 settembre 1788 il Vescovo di Firenze Antonio Martini istituì la nuova Parrocchia di Santa Maria a Ricorboli; un successivo decreto del granduca Leopoldo I dette il via alla costruzione dell'adiacente canonica. Il popolo della nuova parrocchia fu formato smembrando i territori delle parrocchie limitrofe: Santa Margherita a Montici, San Leonardo in Arcetri, Santa Maria degli Scalzi al Paradiso, San Niccolò, San Miniato al Monte (soppressa).

La devozione della Madonna
A Ricorboli il culto devozionale alla Madonna risale a molti secoli fa. Già nel 1400 Papa Eugenio IV soppresse il romitorio affidato alle Suore del monastero di Monte Domini e concesse i locali alle Suore Agostiniane che li trasformarono in un oratorio in onore della Madonna.
Nel 1478 la famiglia Bardi di Vernio costrui una chiesetta "ben tenuta e curata allo scopo di lodare e servire la Madonna"; c'era una confraternita laicale appositamente costituita dal Cardinale di Firenze Alessandro de' Medici che ebbe il nome di "Compagnia della Natività di Maria Vergine"
Nel 1711 Papa Clemente XI concesse l'indulgenza plenaria a chi visitava la chiesetta durante il giorno 8 settembre, festa della Natività della Madonna. La Confraternita al servizio del culto della Madonna operò fino al 21 marzo 1795.
[…] Madonna di Ricorboli - "Famosa per antichità e miracoli", è conosciuta anche con i nomi di Madonna delle Rose o Madonna del Rifugio. Fu davanti a questa sacra immagine che si prostrò in preghiera Papa Pio VII sulla strada del ritorno dalla Francia (v. cap. "Personaggi illustri"). Il qua-dro, databile nel 1335 circa, già attribuito alla scuola giottesca, dopo una recente mostra di arte sacra tenuta alla Galleria delle Belle Arti dell'Accademia di Firenze, è stato riconosciuto come opera personale di Giotto. Questa immagine era già esistente nella precedente chiesa ed è rimasta miracolosamente illesa sia dall'assedio di Firenze del 1529/ 30 sia dalle varie alluvioni che la chiesa e il territorio di Ricorboli hanno subito.
Da quando esiste l'attuale chiesa, quest'opera giottesca è sempre stata collocata nella 2ª cappella a sinistra guardando l'altar maggiore. Fino al 1966 essa era visibile solo parzialmente perché era posta dietro un pannello mobile, che si vede ancora nella parte superiore del grande quadro dipinto per celebrare l'inaugurazione della nuova chiesa. Il pannello generalmente era chiuso e veniva aperto solo in occasione di pubbliche calamità o di feste particolari, allo scopo di offrire l'immagine della Madonna alla venerazione e alle preghiere dei fedeli. Attualmente il quadro (coperto da un cristallo di protezione) è collocato sulla parete laterale destra della medesima cappella ed è visibile per intero. La Vergine è raffigurata seduta sul trono e coperta da un manto azzurro, il Bambino Gesù è in piedi sulle sue ginocchia ed appoggia la guancia su quella della Madre. In basso quattro Angeli, due per parte, contemplano la Madre e il Bambino. […].”
(Tratto da: Paolo Tonini, Ricorboli – Un territorio, una Chiesa, una Parrocchia)
Foto di Roberto Di Ferdinando


Sopra la porta dell’antico ingresso alla chiesa, una lapide in latino ricorda il passaggio e la visita del Papa Pio VII nel 1805: “Date plauso, o popoli, a Pio VII pontefice massimo, reduce a Roma dal viaggio di Francia, il quale, il 10 maggio 1805 entrato in questa chiesa, con somma pietà inginocchiato, a mani giunte tenendovi fissi gli sguardi, onorò l'immagine della Beata Vergine, detta di Ricorboli, famosa per antichità e miracoli, e veramente Pio e generosissimo dispensatore della sua pietà, volle questa chiesa arricchita in perpetuo dell'indulgenza plenaria tanto per i vivi che per i defunti.”


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