Le botteghe artigiane presso il Duomo

“[…] Allo sbocco di via del Proconsolo, pochi passi oltre la chiesa di Badia, c'era un'arcata che sembrava immettere nel cortile d'un palazzo. Michelangelo vi era passato infinite volte recandosi da casa sua al giardino mediceo e sapeva che essa dava accesso ad una piazza d'artigiani, un piccolo mondo a sé, chiuso tra muri posteriori di palazzi, torri mozzate e case a due piani. Vi si trovava una ventina di botteghe: conciatori, calderai, tintori, tessitori e fabbricanti di forbici, che rifornivano i mercati cittadini e i negozi delle popolarissime vie del Corso e della Pellicceria. Qui egli prese in affitto una bottega già occupata da un calzolaio, sul lato meridionale della piazza. Pagò tre mesi anticipati di pigione; per tramite dei gesuiti di Ferrara mandò una lettera all'Argento per dirgli di tornare, e comprò per lui un altro letticciolo.
S'era di giugno e gli artigiani lavoravano all'aperto, davanti alle porticine delle loro botteghe, i tintori con le braccia macchiate di blu, di verde e di rosso, i calderai con i loro grembiuli di pelle e a torso nudo, i falegnami in mezzo al rumore delle seghe e delle pialle: e tutti, mischiandosi in quel minuscolo isolato angolo di mondo, creavano con la varia musica del loro lavoro un'atmosfera in cui lo scultore si sentiva perfettamente a suo agio. Circondata da semplici artigiani, la sua bottega gli dava lo stesso senso di operosa libertà che aveva goduto a Roma, a contatto con il movimento e il brusío dell'Osteria dell'Orso. […].”
(Tratto da: Irving Stone, Il tormento e l’estasi, Dall’Oglio editore, 1964)
(Immagine tratta da: https://www.rievocazioni.net/)

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