Le origini di Piazza della Indipendenza

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"Fino alla prima metà dell'Ottocento l'area occupata dall'attuale Piazza della Indipendenza era una zona agricola situata all'interno dell’ultima cerchia di mura, in prossimità della Fortezza da Basso, detta Orto o Podere di Barbano, dal nome di un contadino del luogo. Padre Enrico Lombardi, Vice Parroco della chiesa di S. Caterina, nella sua ricerca dedicata a "S. Caterina di Cafaggio... di Barbano", riferisce che quel contadino era il Marchese Barbolani di Montauto, per cui "Barbano" deriverebbe da "Barbolani". La denominazione "Podere di Barbano" appare nei libri del Capitolo di Santa Reparata dal 1700 in poi. Si trattava di una zona triangolare, compresa fra Via Evangelista (ora Via Guelfa), Via San Zanobi e le antiche mura. Secondo l'inventario dell'epoca erano presenti nel podere 100 olivi, 160 pioppi, un arancio; si coltivavano insalata, carciofi, sedani, asparagi, pomodori, cetrioli, cipolle, fagioli, gobbi e cavoli. La casa colonica, che si trovava sul sito dell'attuale chiesa di S. Caterina, ospitava 5 mucche, un vitello e un cavallo. L'architetto Francesco Leoni presentò fra il 1838 ed il 1842 i progetti per la costruzione di 53 casamenti, per ospitare 318 famiglie di poveri, su una nuova strada da aprirsi sulla linea Piazza S. Marco, Via degli Arazzieri ed il bastione S. paolo della Fortezza da Basso. Il progetto prevedeva un intero quartiere con al centro una Piazza rettangolare, l'attuale Piazza della Indipendenza. II Governo Granducale approvò nel 1844 il progetto della Piazza affidandone la realizzazione all'Ingegnere Flaminio Chiesi. Regnavano Leopoldo II di Lorena, detto Canapone per la sua folta e bionda capigliatura, e la bella consorte Maria Antonia di Borbone, figlia di Francesco I, Re di Napoli. La Piazza fu aperta nel 1845 e presentava alle origini la strada trasversa che la tagliava in due. Il profilo concavo causava un costante impaludamento al quale nel 1852 si tenta di porre rimedio con una fognatura e con la pavimentazione in acciottolato della strada; solo nel 1855 la Piazza assunse il suo aspetto definitivo con la realizzazione di un ampio marciapiedi, colonnini, numerose panchine in pietra disposte lungo il perimetro e candelabri a gas. Solo più tardi, il 4 settembre, si aggiunsero le catene fra i paracarri. Con questi lavori scomparve la strada traversa che sarà riaperta solo nel 1929. Si trattò della prima Piazza ottocentesca di Firenze che superava in ampiezza ogni altra piazza della Toscana: regolare, spaziosa e vuota, ricoperta di ghiaia e circondata da un anello di sedili di pietra con elegante disegno, intervallati da lampioni a gas, comparsi nelle vie fiorentine nel 1846. Gli abitanti della zona lamentavano tuttavia che questi primi lampioni si riconoscevano più dal puzzo che emanavano che dal guizzo di che offrivano […]. Il piano regolatore prevedeva la costruzione di case e villini che dovevano uniformarsi al generale decoro e sottostare a particolari limitazioni; dovevano essere rigidamente allineati, senza spazi laterali o giardini antistanti. Eccezione al rigore del piano è rappresentata dall’edificio dei Barbolani (poi Gondi e poi Ruspoli), situato sul lato sud della Piazza, che è circondato da un ampio giardino. Altri due stranieri che dimorarono nella zona i francesi Luigi e Antonio Boulard, ai quali si deve l'impianto della prima sega a vapore nella vicina Via delle Officine; la via fu ideata per insediamenti artigianali, fra cui quelle incomode e insalubri come la fabbricazione delle corde di canapa e la cerchiatura delle ruote che si volevano togliere dai luoghi centrali. [...]".
(Tratto da: Piazza della Indipendenza a Firenze, a cura di Manfredo Fanti, 2013).

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