I tralicci radiofonici di Terrarossa

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http://www.carlobramantiradio.it/radio_firenze.htm
"[...] La convenzione stipulata il 15 dicembre 1927 fra il Ministero delle telecomunicazioni e l’EIAR ebbe un suo atto aggiuntivo, sottoscritto 11 luglio 1931. L'articolo 3 di questo atto stabiliva che l'ente radiofonico oltre ad una serie di interventi migliorativi sulle stazioni radio esistenti, avrebbe dovuto provvedere a costruire nuovi trasmettitori in alcune località d'Italia fra quelle che ancora ne fossero sprovviste. Al paragrafo dove era l'elenco dei luoghi prescelti per i nuovi complessi, figurava anche la città di Firenze, precisando altresì che in questo caso l’impianto avrebbe dovuto erogare 20Kw/antenna e che il termine per l'attivazione del trasmettitore era fissato per l'ottobre del 1931. […]
Nel frattempo, vista la scadenza imposta alla loro realizzazione, i lavori di costruzione di Radio Firenze proceduti ovviamente dalla fase progettuale, stavano per cominciare. Il primo adempimento fu quello dell'individuazione del terreno su cui far sorgere il nuovo complesso. In questo caso, nella scelta si dovevano tenere nel debito conto i dettami della radiotecnica secondo i quali l'insediamento migliore per una trasmittente è prima di tutto quello in un luogo sopraelevato. Possibilmente poi gli impianti radio non dovrebbero avere nelle immediate vicinanze grossi manufatti metallici o costruzioni alte e voluminose. In base a questi principi, per Firenze l'orientamento fu verso la collina che da Trespiano degrada verso la città. Più esattamente si scelse la località Terrarossa e qui un appezzamento di terreno delimitato dalle vie: Bolognese, dei Massoni e della Concezione.
Sulla superficie a disposizione si costruì innanzi tutto quello che i progettisti indicavano come edificio principale cioè la palazzina con tanto di torretta che un cronista del tempo, in vena di campanilismo, definì “esemplare di perfetto stile fiorentino”. Questo edificio fu destinato ad accogliere le attrezzature del complesso trasmittente costruito dalla società Marconi che in osservanza di quanto stabilito dall’atto aggiuntivo del luglio ’31, aveva dato all’impianto una potenza di 20 Kw. Una parte di queste attrezzature fu installata nella “Sala Macchine”, mentre un’altra andava nella “Sala alta frequenza”.
[…] Stabilito poi che in fase di funzionamento, le valvole di potenza sviluppavano un calore molto elevato, nella stazione non poteva mancare un impianto di raffreddamento che difatti fu allestito e posto nella cosiddetta: “Sala pompe”. A breve distanza dall’edificio principale fu costruita anche una cabina di trasformazione. In questo edificio grigio, dalla forma di cubo, era racchiuso quanto occorreva alla trasformazione e all'erogazione dell'energia elettrica necessaria al funzionamento di tutto il complesso. Infine fu sistemata l'antenna. Si trattava di un cavo sorretto da due torri costruite in traliccio di ferro, alte 100 metri e distanti fra loro circa il doppio. L'antenna che aveva la parte essenziale costituita da un Cavo sospeso in alto fra i due tralicci, era capace almeno in quell'epoca, di assicurare le migliori condizioni di propagazione. Questo significava che a Terrarossa, tecnicamente c'era il meglio che al momento si potesse avere in fatto di forza del segnale irradiato e di mancanza di affievolimenti della trasmissione. Erano questi degli innegabili vantaggi per chi avesse ascoltato la radio trovandosi anche in località distanti dalla città. Quando l'impianto fu completato, Radio Firenze (nominativo 1 FI; potenza 20 kw; frequenza 598 Khz, pari a 501,7 m.) attendeva soltanto di iniziare le prove di trasmissione. Ciò avvenne il 9 dicembre 1931 e tutto sembrava andare per il meglio, tanto che i tecnici e i dirigenti si convinsero di poter addirittura fissare, a breve, la data dell'inaugurazione del complesso. Se non che, il diavolo ci volle mettere la coda.
Di qualunque dimensione siano, grazie alle sue antenne una stazione radio si riconosce subito anche da lontano. Quella specie di guglie metalliche, protese verso l'alto quasi a cercare orizzonti sempre più ampi per diffondervi parole e suoni, non soltanto sono un'indispensabile componente tecnica delle trasmittenti, ma ne definiscono anche l'immagine, rendendola più vistosa. Nonostante l'innata propensione verso l'alto, ad un'antenna può accadere tuttavia di finire anche molto in basso cioè proprio a terra. Questo è quello che capitò a Radio Firenze, appena tre giorni dopo il completamento di tutti i suoi impianti quando le trasmissioni di prova erano già iniziate. Il 12 dicembre 1931 a Firenze era una giornata di sole con vento di tramontana abbastanza teso che dalla cima delle colline circostanti prendeva d'infilata la città. Niente di tempestoso, comunque. A Terrarossa dal primissimo mattino i tecnici della stazione avevano rilevato che con i loro 100 metri di altezza, i due tralicci posti a sostegno del cavo di antenna reagivano alle sollecitazioni del vento oscillando, a tratti, anche in misura ben evidente. Non ci si allarmò comunque più di tanto. Si pensava che i due tralicci composti di longarina d'acciaio profilata a “L”, fossero non soltanto robusti, ma anche elastici quanto bastava ad evitare che il vento potesse compromettere la loro stabilità. Purtroppo, il fatto imprevisto si verificò poco prima delle 9. Per una raffica forse un po' più prolungata e impetuosa delle altre, una delle due torri metalliche, esattamente quella posta più a sud dell’impianto, cominciò ad inclinarsi irreversibilmente. Fu un attimo; prima si sentì il sinistro cigolio delle longarine che si contorcevano, poi il soffio dello spostamento d'aria e infine lo schianto spaventoso del traliccio dello spostamento d'aria e infine lo schianto spaventoso del traliccio sul terreno. Dopo qualche secondo, nuovo boato per l'altro sostegno che collegato al primo dal cavo dell'antenna, aveva seguito il gemello nella caduta. I primi accorsi insieme ai Vigili del fuoco si trovarono di fronte ad uno spettacolo impressionante. I due enormi tralicci contorti, distesi sul terreno facevano pensare alla carcassa di un dirigibile a cui le fiamme avessero divorato l’involucro. Nell’abbattersi al suolo, i sostegni dell'antenna pesanti 40 tonnellate ciascuno, avevano schiantato tutte piante che si trovavano sotto di essi ed anche un piccolo manufatto in muratura era stato letteralmente sbriciolato.
[…] I danni materiali furono ingenti, ma le ripercussioni che la caduta dell'antenna poteva avere apparivano meno preoccupanti. Interrotte le trasmissioni di prova e ridotta al minimo tutta l'attività della stazione, non si sapeva quanto tempo sarebbe stato necessario per ricostruire i due tralicci e riprendere a funzionare in pieno. Prima di qualunque ricostruzione, bisognava comunque accertate le cause del crollo appena avvenuto, per altro quando le condizioni atmosferiche sulla città non erano, certo, proibitive. Del resto, i fulmini e il vento anche quello teso, sono inconvenienti abbastanza consueti per le antenne. Nel caso di Terrarossa si poteva quindi ipotizzare che oltre alle raffiche della tramontana, alla caduta delle due strutture potesse aver cooperato qualche errore di progettazione.
Fu nominata una commissione di inchiesta che iniziò subito i suoi lavori. Le risultanze a cui giunsero i periti confermarono quello che già si poteva supporre osservando la base di uno dei tralicci appena crollati. Si vedeva bene che l'incidente era avvenuto nel momento in cui avevano ceduto i quattro punti di connessione fra la torre metallica e la sua base di cemento infissa nel terreno. Lo spessore troppo esiguo della longarina usata per costruire i tralicci e l'ulteriore indebolimento dovuto ai fori per i bulloni che univano fra loro le varie parti metalliche, erano state la vera causa del crollo. […] L’inaugurazione ufficiale di Terrarossa. La data dell'evento fu quella del 21 aprile 192 giorno che la stampa nazionale pur dando notizia dell'avvio delle trasmissioni da Radio Firenze, enfatizzò soprattutto come ricorrenza di in Natale laico cioè, quello di Roma. [...]"
(Tratto da: Qui Radio Firenze, a cura di Piero Batignani, Edizioni It.Comm. – Firenze, 2007).

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