Villa la "Sfacciata"

 “[…] E’ la villa appartenuta alla famiglia Martelli, conosciuta comunemente con il
nome di “Sfacciata” perché pur non essendo vistosa o di forme eclatanti, data la sua posizione è visibile da quasi tutte le finestre ai piani alti di Firenze che guardano verso sud: è così visibile tanto da non essere modesta e nascosta, ma appunto, sfacciata [...].
[...] Guido Carocci: “Palazzo Ghetto-villa Facdouelle”.
I suoi più antichi possessori furono i Vespucci e nel 1427 si trova che essa appartenne a Piero di Simone di un ramo collaterale a quello del quale nacque Amerigo il celebre navigatore fiorentino. Ippolita di Piero Vespucci portò questi beni in dote al marito Bogianni Antinori e alla morte di lei, avvenuta il 7 settembre 1550, pervennero nei figli Ludovico e Filippo Antinori.
Agli Antinori appartennero fino alla prima metà del  secolo scorso, passando dipoi nei marchesi del ramo detto di via della Carraia o di San Frediano.
Difficile è determinare l’origine del nome di palazzo Galletto che fin da tempo lontano è proprio di questa villa la quale si trova altre volte denominata il Poggio e, più modernamente anche la “Sfacciata”, perché a causa della sua situazione si vede da ogni parte e anche da lontani luoghi.

Immagine tratta da wikipedia.it

"[...] L’edificio è grandioso, serba resti di decorazioni di diversi tempi e nell’interno, specialmente, è ricco di pietrami elegantemente scolpiti di carattere del XV secolo”.
Come si vede dalla descrizione del Carocci l'aspetto esterno è quello di un “castelletto”: chi la vede oggi, pur notandone la mole e la torre, non pensa ad un castello. Carocci [...] probabilmente si riferiva alla tipologia del Castello di Cafaggioio, intonacato con massiccia torre davantii, che segna il passaggio del castello medievale di difesa, alla villa, magari fortificata, che ormai serve solamente per villeggiatura e come centro direzionale dell’azienda agricola che sempre vi è annessa: la torre, va precisato, non è più quella che appare oggi, che ricorda le torrette belvedere
Delle ville eclettiche e la semplicità tutta toscana delle torrrette-piccionaia, dalle quali la torre della Sfacciata differisce perché ha la loggia aperta e non schermata da mattoni forati per far entrare i volatili.
Prima dell'attuale, la torre era distile diverso, eclettica, neo quattrocentesca con loggia aperta da quattro lati con ringhiera in cemento a colonnini, su un corpo con bifore simili a quelle di Palazzo Rucellai, con un massiccio basamento bugnato che inglobava finestre inginocchite originali: tra il
basamento e la parte con le bifore era alloggiata una bassa fascia con finestrini rettangolari
con ai lati mensole binate, di uno stile che ricordava le analoghe del loggiato degli Uffizzi
del Vasari.
La torre neo quattrocentesca fu fatta costruire dal tenore Amedeo Bassi (Montespertoli 1872 - Firenze 1968) che curò anche la tenuta che produceva vino e olio […].
Nel 1938 la proprietà fu alienata ai Martelli che nell’anno successivo chiamarono l’architetto Nello Baroni (Firenze 1906-1958) che presentò un importante progetto di restauro della torre, da rifarsi completamente oltre ad alcune piccole modifiche come la soppressione del modesto balconcino con ringhiera in ferro che si trovava sulla facciata e che ne spezzava l’armonia.
Ma le vicende belliche della seconda guerra mondiale interruppero il restauro rimasto a livello di progetto e di indagine fotografica di nove negativi del Baroni, che oggi testimonia. Una importantissima fase prima dei restauri, non conosciuta altrimenti. […].
Se si ipotizza che i restauri siano stati eseguiti nel 1939, essendo stata poi distrutta la torre dai numerosi bombardamenti delle truppe alleate acquartierate sulle colline a sud di Firenze, per colpire le truppe tedesche che si ritiravano a nord, verso Fiesole, i restauri post bellici
avrebbero dovuto ricostruirla nuovamente ed uguale (è quella che vediamo oggi).
[…] I Martelli nel 1939 vollero dare una sistemazione anche al giardino allora un semplice prato attorno alla villa, al termine di un viale fiancheggiato dagli olivi, chiamando l’architetto dei Pietro Portinai (1910-1986) […].”
(Tratto da: Vita e gloria della villa detta La Sfacciata, di Riccardo Carapelli, in Le Antiche Dogane, agosto 2014.)

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