Le origini del consolato degli Stati Uniti d'America a Firenze

 

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“[…] creazione dell’agenzia consolare degli Stati Uniti a Firenze nell’allora capitale del Granducato di Toscana. Tale atto, risalente al 2 aprile 1819, segnò la genesi di quello che è oggi il consolato generale degli Stati Uniti nel capoluogo toscano.
Gli anni che videro «la crescente influenza continentale e transatlantica degli Stati Uniti» nei primi decenni dell’ottocento conobbero un significativo sviluppo della rete consolare di questo Paese negli Stati preunitari italiani. Da tale punto di vista, però, la sua estensione a Firenze avvenne con un certo ritardo rispetto ad altre realtà italiane. Consolati statunitensi erano già sorti alla fine del secolo precedente a Napoli (al quale fu preposto Giovanni Sabino Michele Mathieu, allo
scopo soprattutto di curare gli interessi commerciali dei mercanti americani) nel 1796 a Roma (di cui incaricato Giovanni Batista Sartori) nel 1797 e a Genova (del quale fu investito il mercante inglese Frederick Hyde Wollaston) nel 1798.
L’importanza delle relazioni commerciali che ne avevano stimolato l’apertura aveva fatto in modo che perfino Livorno, in quanto città portuale di grande rilievo per gli scambi tra gli Stati Uniti e la penisola italiana, avesse precorso Firenze. Nel centro labronico, infatti, il consolato americano fu instaurato già nel 1794, affidato al conte livornese Filippo Filicchi, membro di una facoltosa famiglia di commercianti, e rappresentò addirittura la prima sede statunitense in tutta l’Italia.
Nel 1819, per la funzione di agente consolare nella capitale del Granducato fu scelto Giacomo, alias James, Ombrosi, un cittadino toscano con un modesto lavoro di impiegato, che - in un momento in cui il governo granducale non consentiva ancora l’espletamento di attività consolari nella capitale - venne cooptato dal Dipartimento di Stato americano con lo scopo precipuo di fare da guida ai viaggiatori statunitensi di passaggio a Firenze oppure che intendevano risiedere
in città per qualche tempo. Ombrosi divenne così una vero e proprio «mediatore
culturale [...] fra la comunità americana [•••] e il milieu artistico» fiorentino. […].
In ogni caso, nel marzo del 1823, Ombrosi venne promosso console, non senza suscitare tensioni con il governo granducale. A detta di quest’ultimo, infatti, Ombrosi non aveva le qualifiche richieste per svolgere la sua funzione. Infatti, poiché Firenze era la capitale dello Stato, il rango dei rappresentanti stranieri in città non avrebbe dovuto essere inferiore a quella di chargé d’affaires.
La controversia investì anche il successore di Ombrosi, Edward Gamage, quest’ultimo
un cittadino statunitense originario del South Carolina, nominato dal presidente John Tyler nel 1842, al punto che il nuovo console si rifiutò di trasferirsi a Firenze, lasciando che il suo predecessore ne svolgesse le funzioni in qualità di reggente fino al 1849, quando il consolato fu di fatto accorpato a quello di Livorno". In quell’anno, infatti, Gamage sostituì il conte Giuseppe Agamennone, alias Joseph A. Binda, un lucchese naturalizzato cittadino statunitense nel 1841
alla guida del consolato labronico, pur mantenendo formalmente anche
titolarità di quello fiorentino. Con la nomina di Francis Lance nel 1852, sostituito poi da 'William L. Marcy nel 1854, la presenza consolare statunitense nella capitale toscana fu ridimensionata all’esistenza di semplici agenti commerciali.  Soltanto alla vigilia della proclamazione dell’unità d’Italia, dopo l’annessione del Granducato di Toscana al Regno di Sardegna nel 1860, la sede
statunitense a Firenze fu elevata a consolato generale. L’incarico venne attribuito a Edward J. Mallett, che da due anni era già attivo a Firenze nella veste di agente commerciale degli Stati Uniti. Tuttavia, pure la sua precedente nomina nel 1858 era stata un ulteriore motivo di tensioni con il governo toscano.
Mallett, infatti, non era inizialmente risultato gradito al Granduca Leopoldi I
perché gli erano state attribuite «simpatie liberali».
 Comunque, nonostante i successivi attriti con il governo granducale, la creazione dell’agenzia consolare nel 1819 segnò l’istituzionalizzazione della presenza americana a Firenze e, quindi, evidenziò un rafforzamento formale dei molteplici rapporti e delle composite interazioni tra il capoluogo toscano e gli Stati Uniti. […]”
(Tratto da: Introduzione del curatore, di Stefano Luconi, in “Quaderni del Circolo Rosselli”, NUOVA SERIE 1/2020)

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