"Volo al teatro del Hhohhomero"
“[…] In realtà, come nota Stendhal, la differenza tra italiano scritto e lingua parlata è molto grande:<<la lingua scritta dell’Italia non è come la lingua parlata se nona. Firenze e a Roma. Dappertutto, altrove, ci si serve sempre dell’antico dialetto dei paesi>>. […] <<Volo al teatro del Hhohhomero>> scrive a un amico: perché <<è così che si pronuncia la parola cocomero>> (<<in un primo momento>>, racconta, ha <<creduto di sentir parlare arabo>>). […]
L’italiano, come il francese, era una lingua che in Austria le persone di cultura conoscevano e praticavano abitualmente. Già nel 1675, l’ambasciatore di Toscana scriveva da Vienna al granduca: <<non c’è chi abbia viso e panni da galantuomo, che non parli correttamente e perfettamente l’italiano>>. […]”
(Tratto da: Giuseppe Antonelli, Il museo della lingua italiana, Mondadori, 2018)
L’italiano, come il francese, era una lingua che in Austria le persone di cultura conoscevano e praticavano abitualmente. Già nel 1675, l’ambasciatore di Toscana scriveva da Vienna al granduca: <<non c’è chi abbia viso e panni da galantuomo, che non parli correttamente e perfettamente l’italiano>>. […]”
(Tratto da: Giuseppe Antonelli, Il museo della lingua italiana, Mondadori, 2018)
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