La pappa al pomodoro
“[…] La pappa al pomodoro è l’unica zuppa che si mangia con
la forchetta. Noi toscani siamo bastian contrari in tutto e la tavola non fa
eccezione. Mangiamo il pane sciocco invece che condito. Chiamiamo schiacciate i
dolci e torte le cecine. Fumiamo i sigari storti anziché dritti e ammezzati anziché interi. Cuociamo quasi a
metà la bistecca e due volte la ribollita. Negli ultimi vent’anni siamo
diventati bastian contrari purtroppo anche nella stagionalità così da cucinare
la pappa al pomodoro tutto l’anno a causa dell’imbastardimento turistico, l
pigrizia gastronomica di certi osti del centro e della grettezza bottegaia che
supera perfino l’ovvia parsimonia di chi sfrutti la stagionalità per tenere
basso il food cost. Tuttavia la pappa al pomodoro ha il suo momento.
Adesso (in estate) che i pomodori hanno preso tutto il sole
dell’estate e sono i più maturi dell’anno, adesso che il basilico si profuma
con un’intensità drogrante a causa delle maggiori escursioni termiche fra
giorno e notte, adesso è il momento
della pappa al pomodoro. A voler essere della pignoleria degna del miglior
gourmet bisognerebbe aspettare ancora, fino alla prima frangitura delle olive,
con l’olio nuovo da aggiungere a crudo. Quello è l’unico amaro tollerato dalla
pappa al pomodoro che dev’esser dolce come l’estate, come le vacanze, come il
far niente dopo un anno di lavoro. […] Se in trattoria vi servono una pappa al
pomodoro acidula dovete rimandarla indietro. […].
La ricetta è questa. Si fa rosolare l’aglio
nell’extravergine, si aggiungono i pomodori, il basilico abbondante, si copre
con acqua o brodo vegetale e si aggiunge pane toscano raffermo lasciando
cuocere per 20 minuti circa completando con extra vergine a crudo e pepe nero
macinato a fresco. Diffidate delle versioni di certi siti internet che postulano
una base di soffritto buona solo a dare un gusto greve alla pappa o che per
darsi un tono consigliano di togliere i semi e la buccia ai pomodori. Tra le
regole condivise: pomodorini perini o fiorentini, pane tagliato sottile perché
non lasci dei pezzi e tavola con la forchetta. […]”
(di Aldo Fiorelli, su Corriere Extra del 1° settembre 2017)
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