Disparità dei sessi nella Firenze Capitale

(Testo di Roberto Di Ferdinando) Fonte: Storia&Storie di Toscana

Volta de' Pecori - Foto tratta da: http://tuttatoscana.net/
Con l’arrivo della capitale del Regno a Firenze, non cambiò molto la condizione delle donne fiorentine, difatti, nonostante la città fosse al centro della politica nazionale, ed ancor di più fucina molto attiva in ambito culturale, le fiorentine dovettero continuare a subire discriminazioni di genere, principalmente da parte delle autorità e perfino nei più semplici momenti di vita quotidiana. Alcuni esempi: nell’estate del 1865 lungo l’Arno l’amministrazione cittadina autorizzò l’apertura di due stabilimenti pubblici, presso il Torrino di Santa Rosa e alla pescaia di San Niccolò (dove anche oggi vi è in estate una spiaggia pubblica); l’accesso ai due bagni era riservato solo agli uomini, come prevedeva il regolamento comunale. Non solo, se una donna nel 1865 avesse voluto fare attività ginnica presso una struttura (già allora esistevano dei saloni ginnici, antesignani delle moderne palestre), avrebbe dovuto pagare il doppio della tariffa prevista, invece,  per gli uomini. Un abbonamento mensile alla palestra di palazzo Chianigiani, in via de’Bardi, costava per le donne 20 lire (oltre 100 euro di oggi), 10 lire, invece, per gli uomini.
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