“Oggi molti palazzi fiorentini sono all’interno confortevolissimi e forniti di piacevoli giardini...."



“[…] Oggi molti palazzi fiorentini sono all’interno confortevolissimi e forniti di piacevoli giardini, ma dal di fuori appaiono biechi come fortezze o prigioni, e i loro muri spessi e le superfici ruvide sembrano, all’occhio del passante, sdegnare la nozione stessa di ospitalità. […] i palazzi fiorentini nascondono come avari – e tale infatti è la fama dei fiorentini – la loro vita privata. Qui il lusso non è cospicuo; una legge suntuaria non scritta pare governare lo sfarzo esteriore. La rinomata eleganza fiorentina, che attira i turisti ai negozi di via Tornabuoni e di via della Vigna Nuova, si distingue per austerità di linea, semplicità, economia di effetti. In questa città del risparmio, prevale il principio del nihil nimis. […] La povertà ha il suo decoro; lo sperpero è guardato con sdegno. Questa è una città di durata, una città di pietra. […] alla domanda – Come va? – la risposta è  - Non c’è male – La risposta a una buona notizia è – Meno male - . Questa gente è abituata alla fatica, a cominciare dal clima rigido e dal sovrapopolamento [..]”.
(Mary McCarthy, Le pietre di Firenze, 1956)

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