Cenni storici sulla Giuditta di Donatello
"Possono esserci diversi modi di guardare il grande gruppo bronzeo della Giuditta di Donatello [...]. Si potrebbe puntare l'attenzione sul soggetto e rilevare che nessuno prima di allora aveva mai rappresentato l'eroina biblica Giuditta come protagonista di un'opera isolata di grandi dimensioni. Ci chiederemmo dunque chi possa averlo scelto e per quale motivo. [...] E' ormai largamente condivisa l'opinione che fin dall'inizio siano stati i Medici ad affidarne l'esecuzione a Donatello per porla nel giardino della loro residenza di via Larga (l'attuale Palazzo Medici-Riccardi), come contrappunto di un'altra celebre opera dello scultore che da poco doveva essere stata trasferita dalla Sala Grande del palazzo al suo cortile, il David in bronzo oggi nel Museo Nazionale del Bargello. Le prime notizie sulla Giuditta rimontano al 1457, ma con ogni probabilità l'artista non vi lavorò che alcuni anni più tardi, per portarla a compimento solo nel 1464, anno della morte di Cosimo de' Medici. Secondo le iscrizioni che si trovavano sul badamento della statua quando questa eranella residenza medicea, oggi perdute ma documentate da fonti storiche, a commissionarla a Donatello ea stato il figlio di Cosimo, Piero de' Medici, che alla vicenda dell'eroina biblica aveva visto un pregnante esempio di come le virtù dell'umiltà e del rigore morale potessero trionfare sulla superbia e la lussuria e con questo significato aveva voluto indicarla ai cittadini di Firenze quale modello di forza e libertà a cui ispirarsi per la difesa della Repubblica. [...] Decaduta l'ipotesi che il bronzo fosse in origine una fontana si è fatta strada l'opinione che sia da riferire a Donatello anche l'invenzione dell'alto basamento in marmo e granito, in passato ritenuto piu tardo e attributo a Simone del Pollaiolo deto il Cronaca. C'è infine un altro modo in cui si può guardare questo capolavoro ed è quello di considerare il significato simbolico di vessillo della libertà che l'opera ha assunto per i fiorentini. Nel 1945, dopo un anno dalla cacciata dei Medici e dalla proclamazione della nuova Repubblica di ispirazione savonaroliana, su istanza del popolo, la Signoria delibero' la confisca dei maggiori capi d'opera conservati nel palazzo di via Larga e il loro trasferimento nella sede del governo fiorentino, a risarcimento dei soprusi inflitti ai cittadini dal casato mediceo. Nel caso della Giuditta il valore simbolico dell'approvazione venne rimarcato dalla sostituzione delle due epigrafi del basamento che ricordavano la genesi medicea del bronzo con una nuova iscrizione che così recita:《EXEMPLUM SAL[UTIS] PUB[LICAE] CIVES POS[UERUNT] MCCCCXCV》. L'opera venne posta in bella vista sull'Arengario di Palazzo Vecchio, a destra dell'ingrsso principale, e li rimase finché nel 1504 dovette lasciare il posto al David di Michelangelo, per le critiche mosse in quel tempo da alcuni cittadini che ritenevano sconveniente essere rappresentati da una donna che uccide un uomo e consideravano questa scultura un "segno mortifero", portatore di cattiva sorte, perché giunta nel Palazzo della Signoria quando Firenze stava perdendo il dominio di Pisa. Due anni più tardi era di nuovo in piazza della Signoria, sotto la Loggia dei Lanzi, ma solo nel 1919 fece ritorno sull'Arengario di Palazzo Vecchio. Nel 1980, per motivi di conservazione, venne infone trasferita all'interno del palazzo, nella Sala dei Gigli, e sostituita sull'Arengario da una copia."
(Serena Pini, curatrice del Museo di Palazzo Vecchio, in "La Giuditta di Artemisia Gentileschi in Sala Gigli", 2016)
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