Dino Compagni

Lapide in Santa Trinita - Fonte: Wikipedia
“Ventitre giorni […]. Tanto duro l’ultimo mandato da priore di Dino Compagni. Era l’autunno del 1301 quando, nella Firenze guelfa, i Neri presero il potere e spazzarono via gli avversari.Dino era Bianco, non gli toccò il confino come a Dante, ma perse il posto il restò esule in patria. Compagni si era costruito una rispettabile vita pubblica. Era un moderato, un brav’uomo […]. Non era uno spregiudicato, ma neanche un ingenuo. Gli bruciò essere scaricato in quel modo. Si tappo in casa a rimuginare, poi si mise a scrivere. […] Dalla sua penna uscì la <<Cronica>> delle cose fiorentine di quei tempi, il resoconto vivo di chi era stato nella mischia. […] Il buon Dino s’infervora, soffre, si indigna, fustiga i cattivi loda i bravi. <<Signori perché volete disfare una città così buona? Contro chi volete pugnare,? Contro i vostri fratelli? Che vittoria avrete? Non altro che pianto>>. Il piccolo libro appassionato rimase per secoli chiuso in un cassetto poi fu stampato e fece storia.”
(Testo di:  Silvia Lagorio in Corriere Fiorentino 2014)

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