Firenze, agosto 1944
"[...] Quando attaccammo Firenze, e da Porta Romana, da Bellosguardo, da Poggio Imperiale penetrammo nelle strade di Oltrarno, io tolsi il caricatore dal mio mitra, e porgendolo a Jack gli dissi: - Aiutami, Jack. Non voglio diventare un assassino —. jack mi guardo sorridendo: era pallido, e gli tremavan le labbra.
Prese il caricatore che gli porgevo, e se lo mise in tasca. Poi tolsi il caricatore dalla mia Mauser, e glielo porsi, Jack allungò la mano, e, sempre sorridendo, quel suo sorriso triste ed affettuoso, mi tolse i caricatori che sporgevano dalle tasche della mia giubba.
- Ti ammazzeranno come un cane — disse.
- È una bellissima morte, Jack. Ho sempre sognato di poter essere, un giorno, ammazzato come un cane.
In fondo a Via di Porta Romana, là dove quella strada entra obliquamente in Via Maggio, i franchi tiratori ci accolsero con un rabbioso fuoco di fucileria dai tetti e dalle finestre. Ci toccò saltar giù dalle jeep e avanzar camminando curvi lungo i muri, sotto le pallottole che rimbalzavano miagolando sul lastrico. Jack e i canadesi che erano con noi rispondevano al fuoco, e il Maggiore Bradley, che comandava i soldati canadesi, si voltava ogni tanto a guardarmi meravigliato, e mi gridava: — Perché non sparate? Siete forse un conscience objector?
No, non è un conscience objector - rispondeva Jack - è un italiano, un fiorentino. Non vuol ammazzare degli italiani, dei fiorentini - E mi guardava sorridendo con tristezza. - Ve ne pentirete! - mi gridava il maggiore Bradley - una simile occasione non vi capiterà mai più nella vita.
E i soldati canadesi si voltavano anch'essi a guardarmi meravigliati, e ridevano, gridandomi in quel loro francese dall'antico accento normanno: — Veuillez nous excuser, mon Capitaine, mais nous ne sommes pas de Florence! — E sparavano contro le finestre, ridendo. Ma io avvertivo nelle loro parole e nel loro riso una simpatia affettuosa, un po' triste.
Quindici giorni durò la battaglia nelle strade di Oltrarno, prima che riuscissimo ad attraversare il fiume e a penetrare nel cuore della città. Ci eravamo asserragliati nella Pensione Bartolini, all'ultimo piano di un antico palazzo del Lungarno Guicciardini, e ci toccava camminare curvi nelle stanze per non esser crivellati di colpi dai tedeschi rannicchiati dietro le finestre del Palazzo Ferroni, là di fronte a no1, oltre l'Arno, all'imbocco del ponte Santa Trinita. [...]."
(Curzio Malaparte, La pelle, ed. Vallecchi)
Prese il caricatore che gli porgevo, e se lo mise in tasca. Poi tolsi il caricatore dalla mia Mauser, e glielo porsi, Jack allungò la mano, e, sempre sorridendo, quel suo sorriso triste ed affettuoso, mi tolse i caricatori che sporgevano dalle tasche della mia giubba.
- Ti ammazzeranno come un cane — disse.
- È una bellissima morte, Jack. Ho sempre sognato di poter essere, un giorno, ammazzato come un cane.
In fondo a Via di Porta Romana, là dove quella strada entra obliquamente in Via Maggio, i franchi tiratori ci accolsero con un rabbioso fuoco di fucileria dai tetti e dalle finestre. Ci toccò saltar giù dalle jeep e avanzar camminando curvi lungo i muri, sotto le pallottole che rimbalzavano miagolando sul lastrico. Jack e i canadesi che erano con noi rispondevano al fuoco, e il Maggiore Bradley, che comandava i soldati canadesi, si voltava ogni tanto a guardarmi meravigliato, e mi gridava: — Perché non sparate? Siete forse un conscience objector?
No, non è un conscience objector - rispondeva Jack - è un italiano, un fiorentino. Non vuol ammazzare degli italiani, dei fiorentini - E mi guardava sorridendo con tristezza. - Ve ne pentirete! - mi gridava il maggiore Bradley - una simile occasione non vi capiterà mai più nella vita.
E i soldati canadesi si voltavano anch'essi a guardarmi meravigliati, e ridevano, gridandomi in quel loro francese dall'antico accento normanno: — Veuillez nous excuser, mon Capitaine, mais nous ne sommes pas de Florence! — E sparavano contro le finestre, ridendo. Ma io avvertivo nelle loro parole e nel loro riso una simpatia affettuosa, un po' triste.
Quindici giorni durò la battaglia nelle strade di Oltrarno, prima che riuscissimo ad attraversare il fiume e a penetrare nel cuore della città. Ci eravamo asserragliati nella Pensione Bartolini, all'ultimo piano di un antico palazzo del Lungarno Guicciardini, e ci toccava camminare curvi nelle stanze per non esser crivellati di colpi dai tedeschi rannicchiati dietro le finestre del Palazzo Ferroni, là di fronte a no1, oltre l'Arno, all'imbocco del ponte Santa Trinita. [...]."
(Curzio Malaparte, La pelle, ed. Vallecchi)
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