La Misericordia


“[…] A Firenze poi, nel parlar quotidiano, dire “misericordia” allude a quel furgone con la sirena che trasporta i malati a casa o all’ospedale. Avendo per patroni San Sebastiano e San Tobia e come sede l’Oratorio nella piazza del Duomo di Firenze, dedicato appunto a Santa Maria della Misericordia, la più antica confraternita fiorentina è uno dei simboli più amati dal volto tollerante e caritatevole di questa città.
Si sa che i “fratelli” portano una veste nera, un tempo fermata alla cinta con un rosario, mentre praticamente dismesso è il cappuccio nero indossato per nascondere il volto come gesto di modestia e che aveva nome “buffa”. Quanto all’espressione ben nota ai fiorentini, che aveva fin dagli inizi compito di accompagnare e seppellire i morti poveri della città, per poi dedicarsi, come oggi, al trasporto dei malati agli ospedali ha da sempre per motto “Dio ve ne renda merito”.
La Misericordia nacque insieme a decine di altre confraternite di laici religiosi che distinsero Firenze fin dal Duecento. Nella sua storia l’arciconfraternita vide sorgere a suo tempo in piazza del Duomo la cosiddetta loggetta del Bigallo; istituì nel 1400 per prima un Libro grande dove erano segnati i battesimi e i decessi dei fiorentini, cioè una prima anagrafe. Più tardi si fuse con la Compagnia del Bigallo, ma la fusione presto si sciolse. Fu preziosa nelle pestilenze tanto che costruì un ospedale per gli appestati detto di San Sebastiano. Nel tempo i “fratelli” non potevano essere più di 72, come il numero dei discepoli di Cristo; fra gli “ascritti” entrarono anche le donne col titolo di “sorelle”.
Tanto contava a Firenze la Misericordia che la Signoria stabilì che parte delle multe erogate ai cittadini le fossero devolute. In epoche successive la Misericordia creò anche un cimitero a suo nome che tuttora si trova in via degli Artisti. […]”

(Tratto da: “Nel segno della Misericordia, di Pier Francesco Listri, l’Informatore, ottobre 2015)

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