La Biblioteca magliabechiana

foto tratta da wikipedia.it

 “[…] Anche a Firenze, nel granducato di Toscana, dove le biblioteche di certo non erano mai mancate, tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento si cominciava a sentire, soprattutto da parte della gente meno abbiente, l’esigenza di una biblioteca pubblica cui poter accedere senza essere conosciuti o famosi o chiedere particolari autorizzazioni.
Questa esigenza veniva soddisfatta agli inizi del 1747, quando veniva aperta al pubblico la
biblioteca Magliabechiana, nucleo primigenio della futura Biblioteca Nazionale Centrale, una delle due che l’Italia possiede. La Biblioteca magliabechiana era il risultato di una vita spesa sia finanziariamente che intellettualmente, per i libri, cercati e acquistati non per il piacere di possederli, ma per un insaziabile bisogno di conoscere. Accanto a libri e codici rari e preziosi, da grande bibliofilo, si incontrava tra i volumi di Antonio Magliagliabechi “una enorme quantità di materiali che soltanto l’erudito più consumato e il Ricercatore più minuzioso di notizie storiche e letterarie potrebbero apprezzare”.
Nel testamento, dettato trentanove giorni prima della morte, avvenuta a Firenze il 4 luglio 1714, Magliabechi nominava eredi universali dei suoi beni i ‘poveri di Gesù Cristo’ di
Firenze; esprimeva il desiderio che la sua biblioteca formasse una pubblica libreria a
beneficio universale della città e specialmente dei poveri, dei chierici, dei sacerdoti e dei
scolari che non avessero modo di comprare libri e di poter studiare. Disponeva inoltre
che suoi esecutori testamentari fossero anche i bibliotecari, i quali avrebbero ricevuto un
compenso di 50 scudi annui; che questi provvedessero a far costruire una sede e a inventariare tutto il materiale, che doveva essere assolutamente vietato alla consultazione fino
a quando non fosse ben disposto e ordinato nella sede definitiva; che la biblioteca dovesse
essere aperta al pubblico due giorni alla settimana, per tre ore al mattino e tre al pomeriggio.
Il grande erudito disponeva infine che per il mantenimento dei libri e l'accrescimento della biblioteca si spendessero annualmente 50 scudi.
Prima che i libri di quest'uomo - il quale per amore del sapere aveva scelto proprio loro come gli unici compagni di una vita volutamente solitaria, misera e squallida - fossero
messi a disposizione di tutti trascorrevano trent’anni e doveva intervenire il governo
granducale, passato nel frattempo dai Medici ai Lorena, a sostenere finanziariamente l’iniziiativa. […]”
(Tratto da: LA CITTA' E LA PAROLA SCRITTA, a cura di Giovanni Pugliese Carratelli, 1997 UTET, pag, 361)

Il fondo di libri magliabechiano è oggi conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze.
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