Le patologie di Dante

“[…] Cercheremo, invece, di intravedere, dalle raffigurazioni pittoriche e scultore di Dante, quali sono le più importanti ed evidenti caratteristiche fisiche che si possono correlare con eventuali malattie di cui il sommo poeta poteva soffrire. […] Innanzitutto risulta evidente una estrema carenza del pannicolo adiposo sotto-cutaneo nel volto, senza, comunque, alcun segno di distrofia e carenza. Il che vuol dire che non era conseguenza di carenze alimentari, ma di una controllata assunzione del cibo, sempre con un notevole equilibrio fra l’introduzione e il consumo calorico, arrivando, così, a determinare una particolare rilevatezza degli zigomi e una evidenza del naso aquilino […]. Si può, pertanto, ipotizzare che Dante non fosse un abbondante mangiatore, e fosse piuttosto parco nell’assunzione di grassi animali e di glicini, contrariamente alla maggior parte dei suoi contemporanei […]. Nel volto di Dante risulta anche particolarmente evidente il cosiddetto segno di “De Filippo” che è una notevole evidenza del solco laterale naso-labiale, tipico dei soggetti ulcerosi […] e ipersecrezione gastrica. […] risulta evidente una certa tendenza  alla ptosi palpebrale con facie di tipo “miastenico”. Dal momento che, vista l’attività del poeta, non si pensa possa trattarsi di una miastenia primitiva, è possibile che tale segni sia da correlare a un relativo ipotiroidismo, con insufficienza della ghiandola tiroide, forse conseguente a una pregressa tiroidite, con iperattività della ghiandola. […] il colorito scuro, quasi sempre presente nelle raffigurazioni somatiche del Poeta, che potrebbe caratterizzare una condizione di emocromatosi, e cioè di eccessivo accumulo di ferro nei tessuti, e in particolare nel sottocute, o, in maniera del tutto differente, con un’insufficienza portico-surrenalica cronica, con ipotensione arteriosa, in cui il colorito della cute rappresenta uno dei segni dominanti […]”
(Tratto da: Agenda letteraria Dante Alighieri 2013, a cura di Gianni Rizzoni)

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